Proprio all'ingresso del Castello dei reali di Boemia, da cui ha preso nome (Hrad), ossia la piccola Hradcany, è la più innalzata tra le città un tempo autonome che oggi formano Praga. Ciò che sembra differenziare da Malà Strana, della quale è una specie di proseguimento più in alto sulla Collina, sono gli Spazi: si commina per slarghi e giardini, sotto a molto cielo, tra dislivelli che ingrandiscono la scenografia dell'ambiente e calmano la vastità delle facciate. Non dev'essere sempre stato così: appare anzi del tutto credibile che, nei due secoli abbondanti passati fra l'atto che le identificò il titolo di città e l'incendio che la annientò nel 1541, anche Hradcany fosse un normale accumulare di case. Solo dopo l’incendio la ricostruzione rinascimentale diede spazio alle grandi abitazioni nobiliari ed ecclesiastiche che si osservano oggi, ancora attraenti nonostante gli scolastici restauri condotti nel XIX e nel XX secolo. La camminata attraverso le vie di Hradcany, ideale apertura alla visita del Castello, richiede non più di un'ora.
Hradcanské nàméstí
Volgendo le spalle alla cancellata del Castello ci si trova di fronte, oltre la colonna della Vergine di Ferdinand Maximilian Brokoff e alla macchia centrale di verde, la simmetrica facciata barocca del palazzo del granduca di Toscana, N. 5 opera di Jean-Baptiste Mathey.
Sulla sinistra è invece la struttura decorata a graffito, che riproduce un bugnato a diamanti, di palazzo Schwarzenberg Lobkowitz, N. 2 in cui Agostino Galli preparò brillantemente i temi dell'architettura rinascimentale italiana; i pezzi d'artiglieria nel cortile indicano la presenza all'interno della historickà expozice del Vojenské muzeum di storia militare, con armi da fuoco, uniformi e decorazioni da tutto il mondo.
A destra, invece, è in risalta il palazzo arcivescovile, N. 16, di fondazione rinascimentale, rifatto da Mathey ma con facciata del secolo successivo. Più in là, sullo stesso lato, fa angolo con il palazzo Martinitz, N. 8, gruppo di case tardocinquecentesche unito a formare un'unica residenza tra 1618 e 1624, interessante per la ricercata decorazione a graffiti.
Sternbersky palàc (Visita a pagamento, ore 10-18; lunedì chiuso)
Entrando in un passaggio laterale nella facciata della residenza arcivescovile si arriva l'ingresso al barocco palazzo Sternberg, conseguito tra il 1698 e il 1707 da Giovanni Battista Alliprandi. Vi sono stabilmente allestite le raccolte d'arte europea quattro-settecentesca della Galleria nazionale, massima raccolta artistica del paese.
Loretànskà
Come lascia intendere il suo nome, unisce la piazza principale di Hradcany con quella del santuario di Loreto. L'edificio tardo-rinascimentale al N. I, con facciata a graffiti, è lo Hra&anskà radnice, ex municipio; quello al N. 9, già dimora dell'architetto Peter Parler, venne rinnovato nel '500, divenendo due secoli più tardi decanato della cattedrale. Nello slargo, il grande lampione che un tempo era soggetto per l’illuminazione a gas (1867) testimonia come quello di Hradcanské nàméstí - i livelli arrivati dalla Praga del XIX secolo nel campo dell'arredo urbano.
Loretànské nàméstí
Organizzata sull’opposizione di livelli tra i due edifici principali affrontati, prende anch'essa il nome dal Loreto, illustre santuario copia di quello di Loreto, fondato nel 1626 come emblema della Controriforma in Boemia. Posteriore di un secolo è il volume di facciata, meraviglia barocca di Christoph Dient-zenhofer e del figlio Kilian Ignaz, preceduto da balaustrata con statuette di cherubini. Nel suo impianto tripartito - riuscito equilibrio tra linee orizzontali e verticali, vivace da abbaini e volute - la torre centrale contiene un carillon del 1694, le cui 27 campane olandesi suonano inni mariani.
Il santuario (visita a pagamento, ore 9-12.15 e 13-16.30; chiuso lunedì).
Un cortile porticato circonda la Santa casa, impostato da Giovanni Domenico Orsi sul modello dell'abitazione della Vergine che gli angeli possederebbero trasportato in volo da Nazareth fino alla Loreto italiana; la chiesa della Natività alle sue spalle si deve all'architetto austriaco Johann Georg Aichbauer.
Al piano superiore del chiostro, aggiunto da Kilian Ignaz Dientzenhofer è mostrato un tesoro di oggetti di culto e paramenti barocchi, tra i quali risalta un ostensorio tardo-seicentesco a razza in argento dorato con oltre 6000 diamanti, su disegno di Fischer von Erlach il vecchio.
Cernínsky palàc
Fronteggiano il santuario i m 150 della magnifica facciata di palazzo Czernin, dal 1934 sede del ministero degli Esteri, edificio di ampia storia cui lavorarono, tra gli altri, Francesco Caratti, Giovanni Battista Alliprandi, Franti"sek Maxmiliàn Karika e Anselmo Lurago fino al ripristino del 1928-34.
La monumentale impostazione palladiana assegnatagli da Caratti è chiaramente avvertibile sulla facciata verso la piazza, con 30 colossali colonne sistemate su uno zoccolo bugnato; più manieristica appare la fronte d'angolo sul giardino.
D'inverno, quando il giardino non è accessibile, se ne può avere comunque un'idea scendendo nella piazza verso la chiesa barocca dei Cappuccini e imboccando, ancora in discesache prosegue fino al rione di Novy svét.
Klàster Premonstràtú na Strahové
Il monastero dei Premonstratensi di Strahov, in una stupenda posizione collinare tra Hradcany e Petrín si presenta come un elegante complesso barocco, frutto dei rifacimenti condotti su progetto di Jean-Baptiste Mathey e, dopo le demolizioni belliche del 1741, di Ignaz Johann Nepomuk Palliardi.
Il convento esiste però fin dal 1140, quando il principe Vladislao Il lo innalzò a favore dei Premonstratensi, e venne introdotto nelle opere di difesa cittadine dopo la metà del '300, con la realizzazione della fortificazione detta Hladovà zed' (muro della fame), che si snoda sui lati meridionale e occidentale di Malà Strana.
Le due chiese del monastero
Un bell'arco barocco mette da Pohorelec nella corte principale, su cui prospettano due chiese: a sinistra la minore, sv. Roch, ex parrocchiale di Strahov, di epoca tardo-rinascimentale ma curiosamente gotica, intitolata da Rodolfo Il a S. Rocco come gratitudine per la fine di un'epidemia; in fondo la maggiore, Nanebevzetí Panny Morie (dell'Assunta), il cui impianto basilicale romanico è stato più volte modificato in epoca gotica, rinascimentale e barocca. L'interno di questa seconda chiesa è stato estensivamente decorato alla metà del XVIII secolo: la volta reca stucchi di Palliardi, con dipinti di Josef Kramolín e 32 simboli di Ignaz Raab.
Biblioteca
Dalla corte si sale alla Strahovskà knihovna (visita a pagamento, ore 9-12 e 13-17), la biblioteca di Strahov. La grande Sala di filosofia, splendido arredo proveniente dalla sconsacrata abbazia di Louka, nella Moravia meridionale, fu alzata da Palliardi letteralmente su misura del mobilio; il tutto è coronato da una volta a fresco di Franz Anton Maulpertsch.
Al patrimonio della biblioteca monastica fanno parte oltre 1000 incunaboli e 2000 manoscritti, tra i quali l'Evangeliaio di Strahov, risalente al IX secolo.
Chiostro.
Girando alle spalle della chiesa dell'Assunta, si può arrivare all’accesso al chiostro, dove gli spazi a dispozione della mostra storica di letteratura nazionale boema, Pamàtník nàrodního písemnictví (visita a pagamento, ire 9-17, lunedì chiuso), fondata negli anni di sequestro statale del complesso, si sono drasticamente ridotti dopo la restituzione ai Premonstratensi; vi rimangono però raccolti manoscritti, lettere, cimeli dal medioevo ai giorni nostri.
Al primo piano del chiostro ha così trovato posto la Strahovskà obrazàrna (visita a pagamento, ore 9-12 e 12.30-17, lunedì chiuso), collezione d'arte di Strahov, frutto del lavorio collezionistico iniziato nel 1834 dall'abate Jeronym Il Josef Zeidler. La visita si apre con opere del gotico boemo e centro-europeo, quali la Madonna di Strahov, la S. Barbara del Maestro dell'altare di Vyssí Brod, la Morte della Vergine del Maestro di Salisburgo e l'Altare di Strahov del Maestro dell'altare di Litomèrice, posteriore al 15 10. Ai pezzi di oreficeria sacra - e a una rinascimentale Giuditta di Lucas Cranach il Vecchio - segue materiale che guida dal manierismo fino al barocco e al rococò in Boemia, attraverso la produzione della bottega di Hans von Aachen, di Bartholomàus Spranger, Dirk De Quade van Ravenstein, Karel Skréta, Michael Wenzel Halbax, Peter Johann Brandi.