Itienrario turistico ad Istanbul
L'itinerario permette di scoprire le rilevanti documentazioni lasciate dall'impero d'Oriente e da quello bizantino nell'antica Costantinopoli, che hanno giocato un ruolo basilare nella struttura della città e nel suo patrimonio artistico. Le vestigia della dominazione romana si fondono armonicamente con le influenze della ramata cultura bizantina, come è testimoniato dall'Ippodromo e dalla basilica di S. Sofia. È questo uno tra i più famosi simboli di Ístanbul, non solo per il suo valore artistico ma anche per la sua storia millenaria, che dimostra la sovrapposizione culturale di cui questa città è stata protagonista.
Il percorso termine con la moschea Blu, uno dei più attraenti edifici dell'Islamismo. La vicinanza dei due monumenti sembra quasi voler ratificare la continuità tra il passato e il presente dell'antica Costantinopoli.
Nel corso dell'itinerario non si può escludere una visita al Museo delle arti Turche e Islamiche, che presenta una buona convenienza per accostarsi a schemi artistici diversi da quelli occidentali. Il percorso è raccolto in una zona abbastanza ristretta. Considerata l'importanza dei monumenti, si consiglia di mettere in conto almeno quattro ore.
Kúrpúk Aya Sofya Camii
Fu costruita sotto il regno dell'imperatore Giustiniano tra il 527 e il 536, ed era inizialmentee benedetta ai Ss. Sergio e Bacco. La chiesa, meta di pellegrinaggio, facevaa una volta parte del palazzo di Hormisdas, modificato dall'imperatrice Teodora in un tempio monofisita. Nel XV secolo, durante il regno di Beyazit li, fu modificata in moschea da Húseyin Aga, capo degli eunuchi bianchi.
L'esterno presenta un nartece e un portico a sei colonne, entrambi di epoca successiva al VI secolo. Il minareto che si alza sulla destra risale al XV secolo. L'interno ha la forma di un quadrato irregolare, nel quale si inscrive un ottagono, i cui vertici si caratterizzano nei pilastri che sorreggono la cupola.
Sokollu Mehmet Paia Camii
Lasciata Kúcúk Aya Sofya Camii, ci si dirige verso I'At-meydani, area un tempo occupata dall'antico Ippodromo. La moschea è considerata una delle opere più indicative di Sinan, secondo alcuni il suo capolavoro. I lavori cominciarono nel 1571 per volere della figlia di Selim li, moglie di Sokollu Mehmet Paia. Da sottolineare la struttura dell'edificio, originale per le sue caratteristiche architettoniche. La madrasa, abitualmente separata, è parte integrante del complesso.
Nel cortile si nota un'elegante fontana coperta, primo esempio di un genere che sarà ripreso nelle epoche successive. L'interno è da indicare per il vivace copertura in piastrelle del mihrab. La moschea mantiene quattro preziosi frammenti della sacra pietra nera custodita alla Mecca, che la rendono un rilevante luogo di culto. Questi sono collocati sopra l'ingresso, nel mihrab e nel minbar.
Ippodromo
Rappresenta il luogo dove il popolo di Costantinopoli si congiungeva per assistere alle corse dei cavalli e dei cocchi, spettacoli che incaricavano un significato politico oltre che ludico.
Durante la sua storia fu oggetto di diversi saccheggi: nel 1204 i celebri cavalli in bronzo dorato furono trasportati a Venezia come bottino della IV Crociata. Nell'ippodromo si raffrontavano anche le diverse fazioni dei cittadini, dando spesso luogo a scontri sanguinosi, oppure fu teatro di ricche feste. Le testimonianze rimaste aiutano a ricostruire il suo antico splendore.
Le fasi costruttive
Il primo Ippo-dromo risale al 203 d.C. Fu voluto da Settimio Severo per festeggiare la conquista di Bisanzio e per donare alla città un monumento ragguardevole della sua grandezza, sperando, nel contempo, di conquistare con questo gesto la popolazione.
Nel 324 Costantino decise di trasferire a Bisanzio la capitale dell'impero: le dimensioni dell'Ippodromo furono allargate, raggiungendo una lunghezza di circa 400 metri e una larghezza di 120. Per conseguire questo progetto, fu indispensabile aumentare l'area circostante il vecchio Ippodromo. Costantino fece dunque innalzare a sud un ampio terrazzamento che poggiava su volte sostenute da pilastri.
Gli ambienti che ne risultarono furono impiegati come scuderie, gabbie per le bestie feroci, quartieri per aurighi e gladiatori. Nel IX secolo, con l'inizio del decadimento dell'impero, il ruolo occupato dall'Ippodromo nella vita cittadina cominciò a venire meno. Dopo la conquista ottomana di Costantinopoli fu modificato in una cava di marmo. II 13 aprile 1909, attorno alle sue antiche vestigia, iniziò la rivolta che portò alla destituzione di Abdiilhamit II.
Struttura
L'ippodromo aveva una forma rettangolare e si concludeva, sul lato minore settentrionale con un semicerchio. Su questo e sui due lati lunghi si scorgevano le gradinate per gli spettatori, portate da 16 a 40 dopo l'ampliamento di Costantino. La loggia imperiale era collocata a metà del lato sud, in comunicazione diretta con il palazzo imperiale. Sul tetto della loggia si innalzavano i quattro cavalli in bronzo dorato portati a Venezia nel 1204. La pista dove si scioglievano le gare era riconosciuta da uno strato in terra battuta con un substrato in pietra e si sviluppava lungo l'asse longitudinale dell'edificio. Al centro si trovava la spina, una lunga piattaforma ingioiellata da statue, obelischi e colonne. II complesso dell'ippodromo abbracciava altri edifici, tra cui le terme di Zeuxippo, accerchiate da portici e ornate da circa 80 statue in marmo e bronzo, originari in gran parte dalla Grecia. -
Colonna di Costantino
Faceva parte dei molteplici monumenti che decoravano la spina dell'ippodromo e fu quasi certamente eretta nel IV secolo. È formata da blocchi di pietra squadrati in modo rozzo. L'iscrizione posta sulla base attesta che la colonna fu rivestita con lamine in bronzo dorato dall'imperatore Costantino VII Porfirogenito.
Colonna serpentina.
Collocata di fianco alla colonna di Costantino, fu portata dal tempio di Apollo a Delfi, dove era stata alzata per commemo, rare la vittoria dei greci sui persiani nella battaglia di Platea. In
origine la colonna era alta circa otto metri e aveva l'aspetto di una spirale, composta dall'intreccio dei tre serpenti. Sulla sommità erano posti un treppiede e un vaso d'oro, tutti e due spariti già nell'antichità. Durante il regno di Teofilo I le teste dei serpenti vennero amputate anche per mano dello stesso patriarca di Costantinopoli. Si è salvato solo una frammento della mascella superiore, conservato al Museo delle Antichità.
Obelisco di Teodosio
Innalzato durante il regno di Thutmosi III e trasportato dall'Egitto per volere di Teodosio I nel 390 d.C., era posto al centro dell'ippodromo. È formato da un unico blocco di granito alto 20 metri, sotto il quale si trovano quattro cubi di bronzo e una base di marmo alta 6 metri. La base è ornata con bassorilievi che ritraggono l'imperatore Teodosio e la sua famiglia in tre episodi volti a celebrare la sua grandezza: l'innalzamento dell'obelisco, la consegna delle corone ai dominatori delle corse e il tributo da parte dei nemici vinti. Ancora alla base si nota un'iscrizione in latino e greco, sulla quale si attesta che l'obelisco fu eretto in 30 giorni per opera di un ingegnere di nome Proclo. Il monolite ingranito è ornato con geroglifici che celebrano la gloria del dio Horus e del faraone.
Binbirdirek
La cisterna, detta "delle Mille e una colonna", si trova vicino al palazzo di Giustizia, sulla Divan Yolu. Incerta la data di costruzione: secondo alcuni sarebbe stata costruita dal senatore Filosseno, che aveva seguito Costantino nella nuova capitale dell'impero. Secondo altri sarebbe da attribuire all'epoca di Giustiniano.
La cisterna è sostenuta da 224 colonne alte 15 metri, disposte in 16 file da 14 elementi ciascuna. Su alcune si sono serbate le firme degli scalpellini
Museo delle Arti turche e islamiche
L'edificio fu la residenza di Íbrahim Pa;a, visir di Solimano il Magnifico. Il museo, preparato con criteri cronologici e topografici, ospita le ricche collezioni una volta esposte alla Súleymaniye.
Gli oggetti esposti sono datati dal VII secolo alla fine dell'impero ottomano. Tra le sezioni più importanti si segna¬lano quelle dedicate ai tappeti selgiuchidi del XIII secolo e dei manoscritti. Da dare importanza anche la presenza di lampade in vetro, ceramiche e arredi, originari dalle prime collezioni ottomane di arte islamica. Per quanto riguarda la sezione etnografica, la parte più notevole è quella dedicata agli Yiirúk, popolo nomade dell'Anatolia, mostrato nelle diverse situazioni e attività della vita quotidiana. Sono riedificate precisamente le usanze della vita turca di un tempo.
Yerebatan Sarnici
Visita: da mercoledì a lunedì, ore 9-11; in estate, da lunedì a mercoledì, ore 9-19; chiusa martedì. Si arriva continuando verso S. Sofia. Aperta al pubblico nel 1987, riproduce la più imponente e grande cisterna bizantina di Ístanbul. Innalzata sotto il regno di Costantino, fu in seguito ingrandita da Giustiniano e portata all’estensioni attuali. L'esterno somiglia più a quello di un vero e proprio palazzo sotterraneo che a una costruzione per la raccolta dell'acqua, che proveniva dagli acquedotti di Adriano e Valente e alimentava le riserve del palazzo imperiale.
Ha una lunghezza di 140 metri e una larghezza di 70. In origine conprendeva ben 336 colonne disposte in 12 file da 28 elementi, per la maggior parte sovrastate da capitelli corinzi risalenti al V secolo. Arrivano un'altezza di 8 metri e sostengono piccole volte con mattoni che seguono una disposizione a spina di pesce. La studiata luminosità, la musica di sottofondo e il riflesso delle colonne nell'acqua, rendono la visita molto suggestiva e particolarmente consigliata.
Basilica di S. Sofia
Visita: da martedì a domenica, ore 9-16; in luglio e agosto, ore 9-19; chiusa il lunedì. Considerata uno dei più rilevanti monumenti di Istanbul e il più grande simbolo dell'architettura bizantina, la basilica ha l'aspetto composto che deriva dai numerosi interventi di rinnovamento, innovazione e consolidamento succedutisi nei secoli, tra i quali particolarmente marcato il disarmonico inserimento dei contrafforti al fine di sostenere la struttura e la cupola rovinate dai terremoti. Le varie somme hanno in buona parte celato l'architettura originaria.
Le prime fasi costruttive
La storia della basilica è stata infatti tormentata. Innalzata nelle linee attuali tra il 532 e il 537 per volere dell’imperatore Giustiniano, fu la terza chiesa a sorgere su quest’area. Il primo edificio voluto da Costantino nel 325 e dedicato nel 360 sotto il regno di Costantino e intitolato alla Divina Saggezza, avvicendava a sua volta preesistenti templi pagani. In seguito venne riutilizzata dall'imperatore Costanzo.
Nel 404 la basilica, parzialmente annullata da un incendio provocato da una rivolta dei sostenitori dei patriarca di Costantinopoli posto dall'imperatrice Eudossa, moglie dell'imperatore Arcadio, venne riedificata per volere di Teodosio.
Nel 532.durante una rivolta, popolare accese fuoco al palazzo del Senato, spingendo un incendio di proporzioni incendio colossali che annientò gran parte di Costantinopoli.
La ricostruzione di Giustiniano
L'imperatore Giustiniano ordinò di fare ricostruire la basilica e di renderla 1a più ricca dall'epoca della Creazione". Per questo motivo furono raccolti da ogni parte dell'impero i materiali più costosi e i marmi più pregiati.
L'imperatore stesso recuperò colonne e ornamenti che provenivano soprattutto dai templi di Efeso, Atene, Delfi e Delo. I lavori, durati quasi sei onni, furono diretti da due architetti greci, Antemio di Traile e Isidoro di Mileto, che usarono più di 10 mila operai.
La nuova chiesa fu inaugurata nel 537 accompagnata da splendidi festeggiamenti che durarono ben 14 giorni. Ma il destino aveva in serbo l'ennesima sventura. La cupola, infatti, di struttura troppo ardita e innalzata con mattoni cavi fabbricati a Rodi, crollò in seguito al terremoto dei 559.
La ricostruzione fu consegnata n Isidoro di Mileto il Giovane, che cambiò l'impianto della cupola e accostò alle pareti esterne compatti muraglie di sostegno. Fu lo stesso Giustiniano. ormai al termine dai suo regno, a inagurare di nuovo la notte di Natale dei 563.
La decadenza
Nel 1204 in seguito alla conquista Costantinopoli da parte dei crociati e la fondazione dell'impero Latino d'Oriente, S. Sofia fu depredata di tutti gli ornamenti preziosi che si trovavano al suo interno e passò fino al 1261 sotto il dominio dell'autorità ecclesiastica veneziana e dei papato.
Sotto l'impero ottomano.
Con l'avvento dei turchi a Costantinopoli. nel 1453, il sultano Mehmet II il Conquistatore ordinò di trasformare la basilica in moschea. Molti furono i sovrani che, nel corso dei secoli, donarono doni a S. Sofia tra cui Ahmet III, che fece conseguire la preziosa loggia imperiale.
Nel XVIII secolo gli splendidi mosaici bizantini furono ricoperti da uno spesso strato di imbiancatura, da cui sono stati liberati solo nel 1847 dal sultano Abdiilmecit Nel 1935 Atatiirk decise di modificare la moschea in un museo, ristrutturando tutti i suoi tesori.
Esterno.
La basilica è accerchiata da quattro minareti. I primi due, impostati sulla facciata, risalgono al XV secolo e furono innalzati durante il regno di Mural II; quello sulla destra in fondo, si deve a Maometto II; il quarto, contraddistinto da una superficie scanalata, a Selim li. Varcato il cancello d'ingresso, si entra nel cortile dove si nota un edificio di servizio fatto innalzare da Maometto II e la vasca per le abluzioni. In fondo, sulla sinistra, si trovano i resti di un portico che aderiva a un tempio pagano su cui sorse la basilica.
La facciata è orientata verso ovest; di fronte sono visibili i ruderi della chiesa di Teodosio II e le rovine del cam-panile latino, fatto alzare dai crociati dopo la presa di Costantinopoli.
Interno
Entrati nella basilica si nota l'esornatece, molto stretto e allungato, che sostituiva da passaggio tra l'atrio, oggi scomparso, e il nartece. Vi si entrava in origine attraverso cinque porte, che furono aumenti in seguito al crollo del 559. Come il nartece è coperto da nove volte separate da archi, ma ha una profondità e un'altezza inferiori.
Successivamente si passa nel nartece, un grande vestibolo dove si aprono le quattro porte che danno ammissione alla navata: quella centrale è la monumentale porta reale, conservata all'ingresso della corte imperiale nella basilica. Sopra si osserva la Maestà di Cristo, uno dei più celebri mosaici bizantini, forse del IX secolo.
I timpani delle porte sono decorati con mosaici a fondo oro. È interessante soffermarsi su alcune figure ritratte in queste composizioni musive, con ogni possibilità successive alla sconfitta del movimento iconoclasta: nel timpano della porta reale si nota un personaggio inginocchiato, che rappresenta quasi certamente Leone VI il Filosofo.
Navata centrale
La sala principale occupa un ampio spazio sormontato dalla grande cupola, che presenta dentro 40 nervature decorate con motivi geometrici, mentre all'esterno è contraddistinta dalla presenza di 40 finestre che caricano l'impressione di leggerezza. È sorretta da massicci pilastri. AI livello della galleria si osservano i grandi medaglioni decorativi in legno, opera dei fratelli Fossati, autori del restauro ottocentesco.
Le scritte in oro su fondo verde riportano i nomi di Allah, Maometto e dei primi quattro profeti. Le due semicupole che si accostano alla cupola maggiore si accostano in parte ai quattro pilastri principali. Ai lati della navata centrale si aprono due navatelle laterali, sovrastate da tribune.
Nella basilica ci sono ben 107 colonne. Vale la pena di fermarsi presso i capitelli, scolpiti con estrema perizia: su alcuni è ancora possibile vedere il monogramma di Giustiniano e Teodora, che spunta in mezzo alle foglie d'acanto. Sui lati d'ingresso si trovano due grandi urne di alabastro, regalate dal sultano Muratili.
Tribuna dei cantori
Posta sotto la cupola, ai tempi dell'antica Costantinopoli faceva le veci da ambone: di particolare pregio l’ornamento, in argento e avorio, tempestata di pietre preziose. Da segnalare, davanti all'abside, un mosaico pavimentale di fine fattura prodotto da cerchi di granito, marmo verde antico e porfido rosso e verde, che indica con ogni possibilità il luogo dove veniva posto il trono imperiale durante la cerimonia dell'incoronazione.
Abside
Dopo l'insediamento dei turchi a Costantinopoli, divenne la parte della basilica atta a ospitare il mihrab per la preghiera. Il catino absidale è abbellito con una riproduzione della Vergine che tiene sulle ginocchia il Bambino. A sinistra dell'abside si trova la loggia del sultano, innalzata per volere di Ahmet III. La navatella di destra è ornata con maioliche ottomane, mentre all'estremità del nartece si trova la porta che accompagna alle gallerie tramite una ripida scalinata
Le gallerie
La galleria meridionale era in passato destinata alle donne e vi si accedeva apertamente dal vicino palazzo del Patriarca. Nei secoli successivi fu serbata all'imperatore e alla sua famiglia, perché potesse partecipare alle celebrazioni religiose al riparo dagli sguardi della folla. Spesso serviva anche ad accogliere le riunioni dell'alto clero. Questa parte è contraddistinta dalla presenza di straordinari mosaici. In particolare, nella nicchia centrale della galleria meridionale si può osservare una Deisis del XII secolo, di cui rimangono alcuni frammenti dove si riconoscono i volti della Vergine, di Gesù e di S. Giovanni Battista. Notare anche quelli risalenti alla fine del IX secolo che raffigurano Ezechiele, Stefano, Costantino, gli apostoli e i quattro patriarchi che si opposero all'iconoclastia. In fondo alla galleria si identifica un mosaico che ritrae Cristo fra l'imperatrice Zoe e il marito Costantino IX Monomaco.
Nella galleria settentrionale si trova un mosaico raffigurante l'imperatore Ales-sandro. L'uscita dalla basilica avviene attraverso il vestibolo, corridoio un tempo riservato all'imperatore e alla sua famiglia. Da indicare la porta bronzea innalzata sotto il regno di Teofilo o Michele III, ma principalmente il prezioso mosaico, datato verso la fine del X secolo, che riproduce l'imperatore Costantino che offre la città alla Vergine con il Bambino, mentre Giustiniano le presenta un modellino di S. Sofia.
Battistero
Usciti dalla basilica si esamina, sulla sinistra, l'antico Battistero, edificio a pianta quadrata con ai lati un'abside e un nartece. Alla morte del Mustafa I, nel 1623, ricevette il corpo del sultano e di suo nipote Ìbrahim. II piccolo complesso accoglie altre quattro tombe imperiali, visibili in fondo al giardino: la più importante è quella centrale di Selim II, iniziata da Sinan e portata a termine da Davut Aga, che dopo la morte del grande maestro prese il suo posto di architetto imperiale.
Moschea Blu
Visita: tutti i giorni, ore 8-18. L'ingresso è vietato durante la preghiera. La Sultan Ahmet Camii, meglio conosciuta come moschea Blu, e gli edifici uniti sorgono nello spazio un tempo occupato dall'Ippodromo e dai palazzi imperiali. Il complesso fu conseguito da Mehmet Aga, con ogni eventualità allievo di Sinan, dal 1609 al 1616 e comprendeva anche una medersa e un imaret. Fino al secolo scorso raffigurò il luogo di raduno per superiorità per le carovane di turchi che si recavano in pellegrinaggio alla Mecca.
La moschea Blu riproduce uno dei migliori esempi di arte islamica. È preceduta da un cortile ingioiellato da un elegante porticato, al centro del quale si apre un bel portale. Da notare, all'esterno, la cupola emisferica a cui fanno da cornice quattro semicupole, con un effetto di apprezzabile leggiadria. Da sottolineare la presenza di ben sei minareti, esempio unico nelle moschee di Ìstanbul.
L'interno della moschea Blu
L'attenzione è attratta subito dalla ricca decorazione, per la quale furono impiegate oltre 20 mila preziose piastrelle in ceramica di Ìznik. I colori usufruiti sono soprattutto il bianco, il rosso e il nero, con una larga predominanza del turchese e del blu. Ad calcare il raffinato cromatismo cooperano le oltre 260 finestre, che assicurano una luminosità pressoché costante. La maggior parte delle vetrate è una copia di quelle originali, riccamente colorate e risalenti al XVII secolo. Da notare l'elegante decorazione del mihrab e del minbar, tutti e due in marmo bianco. La loggia imperiale, a sinsitra del mihrab, poteva essere giunta dal sultano anche a cavallo.