Diversi e vari sono i motivi di interesse di questo percorso, a partire dalle grandi moschee innalzate da Mimar Sinan, che fu il personaggio principale del fervore costruttivo imperiale nel corso del Cinquecento. Le opere di questo architetto non solo provano a quale livello di evoluzione fosse arrivata l'arte ottomana, ma testimoniano anche il ruolo basilare esercitato dai sultani in ambito religioso.
L'itinerario parte da Súleymaniye Camii, forse l'espressione più caratteristica di Sinan e del periodo d'oro dell'impero ottomano, che con il suo smisurato mole raffigura un sicuro punto di riferimento in qualsiasi punto di Istanbul ci si trovi. Il percorso continua attraverso antiche chiese bizantine, rilevanti sia dal punto di vista architettonico che per la decorazione interna E, infine, ecco il Gran Bazar, uno dei spazi più famosi e vivaci della città, dove l'interesse artistico si fonde armoniosamente con un valido spaccato di vita quotidiana. L'itinerario è alquanto esteso e include monumenti di grande interesse: si consiglia dunque di calcolare una durata di circa quattro ore.
Suleymaniye Camii
Fin dalla sua realizzazione, la "moschea di Solimano" fu considerata uno degli edifici più belli e grandiosi della città.
Fu innalzata tra il 1550 e il 1557 da Sinan su richiesta del sultano Solimano il Magnifico. La moschea è accerchiata da un esteso piazzale interamente cinto di mura. Le dimensioni imponenti del complesso fanno pensare che Sinan volesse dare rilievo non solo la grandezza militare dell'impero ottomano, ma anche la bravura nelle arti. Entrati in questa sorta di "città nella città", si passa in un cortile ingioiellato da un porticato, nel quale sono inserite 24 colonne antiche, tutte originari dall'ippodromo.
La sala di preghiera è coperta da una cupola riccamente decorata, alta ben 53 metri. Alla cupola si appoggiano due semicupole, rette da forti pilastri. Ancora il numero 53 ricorre nel tamburo e corrisponde alle finestre che lo illuminano
L'interno della Siileymaniye Camii.
La monumentalità dell'esterno rispecchia l’estensione dell'interno, che meravigliosamente mostra un apparato ornamentale molto contenuto. Le navate laterali hanno entrambe una galleria sorretta da colonne di porfido. Una nota particolare meritano le stupende vetrate, che si discernono per le originali composizioni floreali concretizzate con arabeschi. Il mihrab e il minbar sono in marmo bianco: accostandosi, si notano i bassorilievi operati con raffinata maestria
Vefa Kilise Camii
L'edificio in origine faceva parte di un complesso monastico del V secolo, di cui poco è rimasto. Riconducibile intorno all'XI secolo, presenta una facciata in mattoni scandita da arcate. L'esonartece, che si sporge sulla strada, risale al XIV secolo. Durante l'ultimo restauro sono stati ritrovati e portati all'antico splendore alcuni mosaici di ottima fattura, nascosti sotto l'intonaco. Da segnalare, nella cupola meridionale dell'e-sonartece una bella raffigurazione della Vergine col Bambino attorniato da otto profeti.
Kalender Camii
Tornando su Kirazli Mescit sokagi si giunge questo interessante edificio, chiamato anche Kalenderhane Camii. Innalzato probabilmente nel IX secolo, fu ampiamente rimaneggiato in periodo tardo bizantino e in quello ottomano. La chiesa fu modificata in moschea sotto il regno di Mehmet II.
Attorno sono visibili i resti di uno stabilimento termale e di un'abside del VI secolo, dove sono stati ritrovati mosaici raffiguranti la Presentazione al Tempio. All'interno del tempio, meritano concentrazione gli affreschi che ornano le cappelle, tra i quali degni di nota quello raffigurante la Vergine Kyriotissa, di grande importanza per l'identificazione della chiesa, e il ciclo intitolato alla vita di S. Francesto d'Assisi, entrambi databili attorno al 1250. Sugli architravi di destra e sinistra si osservano due sculture, databili tra il XIII e il XIV secolo, che raffigurano il Trono del Giudizio e la Preghiera. In età bizantina erano poste sull'iconostasi.
$ehzade Camii
È una storia di dolore quella che portò alla costruzione di questa moschea. Fu infatti costruita nel 1543 per volere di Solimano il Magnifico come mausoleo e allo stesso tempo luogo di preghiera per ricordare la morte del figlio Sehzade Mehmet.
Le cronache raccontano che Solimano vegliò per tre giorni e tre notti sul corpo dell'amato figlio, che aveva designato come suo sostituto al trono, prima di consentire alla sepoltura.
La nota più caratteristico dell'architettura è la precisa scansione geometrica dell'impianto, impostato sul cortile e sulla sala di preghiera di regolare forma quadrata. Nel cortile si nota un porticato coperto da cupolette di uguale dimensione, mentre la sala è sovrastata da una cupola centrale accerchiata da quattro semicupole, alle quali si uniscono cupolette d'angolo.
L'interno di Sehzade Camii.
La sala di preghiera è sobria e rigorosa, priva com'è di colonne e di gallerie che ne fanno un caso unico nell'architettura delle moschee imperiali. Questa inusuale assetto fu facilmente suggerita dallo stesso Solimano, che voleva per il figlio un ambiente semplice e misurato. Alle spalle dell'edificio si apre il giardino, con alcune tombe tra le quali si identifica quella del principe Mehmet.
Fu costruita nel 1548 dallo stesso Sinan. È formata da un padiglione di pianta ottagonale, con rivestimento di marmi bianchi e rosa. In alto si nota un pregiato fregio di stalattiti e una merlatura.
La tomba è sovrastata da una cupola con strutture circolari, che si allungano anche nel tamburo.
Làleli Camii
I turchi la chiamano "moschea dei tulipani". Fu innalzata nel 1759-63 da Mehmet Tahir Aga, il maggior esponente dell'architettura barocca ottomana. L'edificio è anticipato da un grande cortile a pianta rettangolare. All'esterno si slanciano due minareti, mentre all'interno alte colonne producono un effetto di dilatazione spaziale. Da segnalare il ricco ornamento delle pareti, rivestite di marmi colorati e di una profusione di pietre quali onice, diaspro e lapislazzuli.
Bodrum Camii
Non lontano dalla "moschea dei tulipani" si trova uno delle opere architettoniche più antichi di Ístanbul. Al tempo dell'impero d'Oriente apparteneva al palazzo di Romano Lecapeno, che il sovrano stesso fece modificare in un monastero. Fu edificata nel 922 e nel XV secolo fu modificata in moschea; come di consueto, nu-merosi furono gli interventi di restauro per riparare i danni di incendi e terremoti. Si tratta della prima chiesa a cupola con pianta a croce costruita a Costantinopoli. L'edificio fu sovrapposto alla cripta in modo da essere sullo stesso livello del palazzo dell'imperatore, a sua volta edificato sopra la vicina cisterna del Myrelaion. Quest'ultima era un ipogeo romano risalente al regno di Costantino, trasformato in un deposito d'acqua da Romano Lecapeno.
La facciata della chiesa è scandita da pilastri circolari in rilievo ed è sormontata da una graziosa cupola. L'interno presenta tre navate. Di partitolare interesse è l'ipogeo, di forma quasi circolare, nel quale si assegnano circa 70 colonne di ordine e grandezza diversi. La chiesa mantiene le spoglie dell'imperatore Romano Lecapeno e di sua moglie.
Beyazit Camii
Ancora unaa moschea di secolari origini, che si giunge su Ordu cadilesi in direzione di S. Sofia. L'edificio, preceduto da una grande piazza, fu innalzato per volere del sultano Beyazit II che, assieme al padre Mehmet li, impiegò le ricchezze ammassate durante la presa di Costantinopoli per adornare di nuovi edifici religiosi la città. Fa da vestibolo un cortile quadrato e porticato, al centro del quale si dispone la bella fontana per le abluzioni. All'esterno sporgono i due minareti angolari decorati con motivi geometrici, mentre all'interno ad attirare lo sguardo sono cupole, semicupole e cupolette che sovrastano la pianta a croce latina capovolta. La sala di preghiera ha forma quadrata ed è divisa in tre navate. Nel complesso sono presenti anche una medersa, un hamam, una scuola elementare e molti mausolei, fra cui quello di Beyazit li.
Cemberlita
Si tratta di una colonna sistemata al centro di una piazzetta affacciata su Yenigeniler cadilesi. Venne costruita nel 330 dall'imperatore Costanti¬no per ingraziarsi il Senato.
Nel 1779 un incendio le fece guadagnare il soprannome di "colonna bruciata". In origine era sovrastata da una statua dell'imperatore, abbattuta da un uragano nel 1105 e rimpiazzata da un capitello oltrepassato da una grande croce dorata, scomparsi quasi certamente durante l'invasione turca.
Atikalipasa Camii
Vicina alla Cemberlita;, questa moschea fu innalzata nel 1497 per iniziativa di Hadim Ali Pa;a, gran visir di Beyazit li. È circondata da piccoli cimiteri dove sono sepolte rilevanti persona lità. Da segnalare le belle colonne in porfido bianco che ingioiellano il portico, per la maggior parte provenienti dai monumenti antichi della città.
Nuruosmaniye Camii
Di fianco ad Atikalipa;a Camii, è attorniata da platani e ippocastani. Il suo nome significa "luce di Osman". Infatti, la sua realizzazione, iniziata nel 1748 sotto il regno di Mahmut I, terminò nel 1755 al tempo del successore Osman III.
L'edificio è importante dal punto di vista artistico perché è il primo a distaccarsi dai canoni architettonici di Sinan. La ragione è da ricercare nel fatto che il suo architetto, riconosciuto in Simeone Kalfa, era venuto a contatto con l'architettura barocca e il rococò europei, rimanendone influenzato. Nuruosmaniye Camii rappresenta dunque la prima espressione del barocco ottomano. La moschea è contrassegnata da una forma cubica, sovrastata da una grande cupola. Particolare attenzione merita il cortile, nell'architettura siniana a pianta quadrata.
Da notare, sopra la porta, uno stemma dorato che rappresenta il monogramma del sultano secondo lo schema araldico ottomano. Dietro a Nuruosmaniye Camii si trova Vezir Hani, un ampio caravanserraglio dove trovavano alloggio gli alti funzionari ottomani durante i soggiorni a Ístanbul
Mahmut Paia Camii
Questa moschea è collegata alla figura di Mahmut Pa;a, aristocratico di origine bizantina convertitosi all'Islam subito dopo la Conquista. Entrato nelle grazie di Mehmet II, si segnalò subito per le sue capacità di amministratore.
La moschea fu innalzata a partire dal 1462, forse sull'area occupata in passato da una chiesa bizantina. L'edificio ha una importanza particolare perché costituisce uno dei pochi esempi a Istanbul del cosiddetto "stile di Bursa". Il complesso conteneva anche una medersa, un hamam e un mausoleo
Gran Bazar
Visita: da lunedì a sabato, ore 9-19; chiuso domenica. L'attività commerciale si svolge dalle 10 e alle 18. Il complesso è considerato il più grande mercato coperto del mondo. Una curiosità: sembra che i sultani amassero passeggiarvi in incognito, non solo per osservare la merce esposta, ma anche per sentire i commenti del popolo sul loro operato.
Il primo nucleo del Gran Bazar fu innalzato nel 1456 per volere di Mehmet li. In origine era formato da due bedesten in legno, attorno ai quali con il passare del tempo alzarono molte botteghe e negozi, che in breve diedero vita a un intricato intreccio di vicoli coperti da teli. Vittima di numerosi incendi, il nucleo originario fu riedificato durante il regno di Mustafa II, con grandi arcate di pietra sovrastate da un soffitto a volte che ora copre il bazar.
L'aspetto odierno
il Gran Bazar rispecchia sostanzialmente la sua architettura originaria. Conta 12 accessi principali e altri 20 se-condari. Si sviluppa su una superficie di 200 mila metri quadrati e conta circa 4000 esercizi commerciali. In alcune strade è ancora possibile notare la ripartizione tra la corsia indirizzata al passaggio delle persone e quelle adibite al transito dei veicoli di rifornimento, separate da colonnati. L'interno è contraddistinto da un fitto reticolo di strade coperte da volte decorate, che si incrociano ad angolo retto e ancora parallele agli assi fondamentali dell'antico bedesten di Mehmet II.
Merita un cenno caratteristico il nuovo mercato posto sulla sinistra della Nuruosmaniye kapisi: di epoca ottomana, era il centro del commercio delle sete; presenta un vasto salone con 12 pilastri. Utilizzato oggi per le aste di tappeti.
Proseguendo si incontra il mercato interno, contraddistinto da un salone con otto possenti pilastri rettangolari. Attorno al suo perimetro si dividono le botteghe degli antiquari. Le quattro porte del bedesten portano i nomi delle corporazioni che occupavano le strade vicine. Un tempo il Gran Bazar era diviso in aree tematiche, quindi ogni quartiere era intitolato a un tipo specifico di commercio. Oggi, invece, si assiste a una mescolanza sempre crescente, evidenziata dall'introduzione di attività nuove per questo luogo, come banche e ristoranti.
Valide Hani
All'uscita dal Gran Bazar, può essere interessante visitare questo caravanserraglio, uno dei più grandi della città. Fu innalzato per volere di Kósem Valide, madre del sultano Íbrahim, prossima alla morte. L'edificio è proporzionato da tre corti successive. Da osservare, nell'ultima, la presenza dei resti di una torre quadrata, forse di epoca bizantina.