Musei a Istanbul

La particolarità di Ístanbul si manifesto anche nella sistemazione dei suoi musei maggiori, sistemati all'interno dei baluardi del Serraglio, in un complesso di valore storico e artistico inestimabile. I Musei Archeologici ospitano rilevanti documentazioni di tutte le civiltà che si sono accadute nel paese, mentre il Topkapi, residenza del sultano dal XV al XIX secolo, offre un'idea di quanta ricchezza abbia ammassato Istanbul nella sua storia millenaria. Lo sforzo della corte imperiale ha meraviglioso per secoli tutti i diplomatici che giungevano in visita ufficiale e accerchiato l'antica Costantinopoli di un'aurea quasi mitica. Per questo, l'itinerario all'interno del palazzo è importante anche per contenere l'organizzazione del potere e la vita quotidiana del sultano e della sua corte. I Musei Archeologici e il Topkapi si trovano a poca distanza l'uno dall'altro, Valutata l'eccezionalità del loro patrimonio, si suggerisce di calcolare una visita di tre ore per ciascuno.
I MUSEI ARCHEOLOGICI
Le collezioni. Visita: da martedì a domenica, ore 9.30-16; chiusi lunedì. Il biglietto è unico e vale per tutti i musei.
Il Museo dell'Oriente Antico
Il complesso dei musei è collocato intorno a un cortile fornito a giardino. A sinistra, vicino all'ingresso, si trova il Museo dell'Oriente Antico; più oltre, sempre a sinistra, un grande padiglione raccoglie le ceramiche; infine, di fronte a quest'ultimo, è preparato il Museo delle Antichità greche, romane e bizantine.
Museo dell'Oriente Antico
Raccoglie oggetti originari dalla Turchia e dall'immenso territorio un tempo sotto il controllo dell'impero ottomano: Mesosotamia, Egitto, Arabia e costa siro-palestinese. Tra le antichità arabe, di interesse particolare sono alcune rare opere risalenti all'epoca preislamica, tra cui sculture in arenaria rossa (e una base di altare, rinvenuta a Sueyda, che reca iscrizioni in aramaico. Presente anche una collezione di idoli.
Antichità assire e babilonesi
La sezione dedicata alla Mesopotamia conserva opere delle civiltà sumera, assira e babilonese. Per quanto riguarda la civiltà assira, osservare l'obelisco di Adad-Nirari III, con un'iscrizione a caratteri cuneiformi al di sopra di un bassorilievo in cui il re è riprodotto mentre prega davanti a simboli della divinità. Meritano attenzione anche i rilievi in mattoni invetriati raffitori e dragoni, che ornavano la monumentale porta di lsthar, innalzata a Babilonia ai tempi del re Nabucodonosor Il. Da essa partiva la via sacra, lungo la quale erano i leoni in mattoni invetriati di cui sono esposti alcuni esemplari.
Antichità sumere
Uno dei monumenti più antichi è formato dalla statua di re Lugal-Dalu, risalente al periodo dinastico arcaico.
Presenti anche chiodi votivi, posti nelle fondazioni di templi e palazzi per spostare gli spiriti maligni e mattoni recanti pittogrammi relativi a un sistema di scrittura anteriore alla comparsa di quello cuneiforme. Merita una menzione a parte il bacile votivo a forma di scrigno che gli studiosi fanno risalire a Gudea, il più rilevante tra i sovrani dell'era neosumerica: da notare i bassorilievi che rappresentano geni alati che versano acqua in vasi sorretti da una fila di ragazze abbigliate con una lunga tunica; una parte dell'acqua fuoriesce dai . recipienti e va a formare un fiumiciattolo sotterraneo. Si tratta della riproduzione dell'antica cosmologia mesopotamica, se¬condo la quale il mondo era accerchiato da acqua.
Segue una serie di reperti riferiti alla dinastia accadica, che regnò per 181 anni su un territorio quasi sterminato.
Da segnalare una bella statua che rappresenta il sumero re di Lagash. Notevoli anche le statue di Tura Dagan, governatore babilonese di Mari, e di Puzur-Isthar, altro governatore di Mari. Mari era la capitale di un regno posto sul medio Eufrate, che conobbe grande fortuna tra il III millennio e il XVIII secolo a.C.
Antichità assire
L'ultima sezione della Mesopotamia è intitolata ancora al popolo assiro. Alcune ricostruzioni consentono di osservare la struttura dei templi del IX secolo a.C. Da notare, inoltre, la colossale testa di Salmanasar III ritrovata in Iraq. Interessante anche un piedistallo per oggetti di culto, ingioiellato con rilievi che rappresentano il re Tukulti-Ninurta in preghiera con una processione di personaggi che portano in mano legno per la realizzazione di un tempio.
Da segnalare le placche di bronzo, ornate con incisioni a sbalzo e i bassori-lievi su lastre di marmo che decoravano la parte inferiore delle pareti del palazzo di Assurnazirpal I a Nimrud, vicino a Mossul, in Iraq. In questa sezione si trovano anche collezioni di iscrizioni cuneiformi. La più antica risale al 2700 a.C. e rappresenta il più lontano esempio di scrittura da noi imparato.
Antichità anatoliche
La maggior parte degli oggetti esposti viene da Toprakkale, nell'Anatolia orientale, e risale al VII secolo a.C. Importanti gli utensili di uso quotidiano come fibule a forma di figura umana, sigilli e placche votive in bronzo e ceramica. Alle pareti si notano frammenti architettonici originari dai palazzi di Tiglath-Pileser III a Hadatu e da quelli dei più famosi Sennacherib e Assurbanipal.
Antichità ittite
Molto interessanti gli ortostati, ossia lastre di pietra scolpita adoperate per la decorazione dei muri, che un tempo decoravano l'ingresso del palazzo di Aslantepe, e principalmente i reperti provenienti da Bogazkóy, l'antica Hattusa, capitale dell'impero ittita, tra cui il frammento di una delle sfingi che ornavano l'omonima porta e vasellame di vario tipo. Di grande interesse storica è la tavoletta sulla quale è ridato il testo del trattato di Qadesh, il più antico trattato di pace arrivato fino a noi, concluso fra Ramsete II e l'impero ittita.
Di grande interesse anche la collezione di ortostati proveniente da uno dei palazzi di epoca neoittita, periodo in cui nelle regioni del Tauro e in Siria si formarono una serie di piccoli principati. I bassorilievi, raffigurano scene di banchetti, animali e un arciere su un carro. Meritevoli di nota sono anche la statua colossale di un sovrano neoittita posta su un piedistallo ornato da due leoni e una base di colonna ornata con due sfingi, provenienti dalla porta del palazzo reale di Barrekub.
Museo della Ceramica
È allestito nel Cinili Kósk, il "chiosco delle ceramiche", grazioso padiglione che fu il primo edificio laico innalzato dai turchi dopo la Conquista. Innalzato durante il regno di Mehmet II, che lo utilizzava come padiglione di caccia, è caratterizzato dal gusto per la monumentalità tipico di questo sultano. Ideatore fu un architetto persiano, come si evince dalla pianta cruciforme, con ambienti agli angoli della croce che ne regolarizzano l'aspetto esterno, e da un tipico uso del mattone. La facciata è decorata da una bella calligrafia azzurra e bianca e da ceramiche turchesi simili a quelle che decorano la celebre moschea verde di Bursa. L'interno del Cinili Kósk è fondato su un salone centrale a croce latina invertita, coperto da una cupola nell'intersezione fra i due bracci.
Le raccolte.
Comprendono un'esemplificazione di piastrelle di epoca seigiuchide del XII-XV secolo, nonché alcuni pannelli originari dalla moschea Haseki Hiirrem di Istanbul. Nel museo si trovano anche un'interessante collezione di piastrelle risalenti al periodo di transizione tra i Selgiuchidi e gli Ottomani e alcuni pregiati esemplari della così chiamata ceramica di Ìznik. Da segnalare anche la presenza di uno splendido mihrab originario dalla moschea di Íbrahim Bey a Karaman, nell'Anatolia centrale.
Museo delle Antichità
Di eccezionale importanza, si segnala per la qualità dei pezzi che arrivano dal territorio dell'ex impero ottomano, particolarmente dall'area tonta, dove la civiltà greca conobbe una grande diffusione. Conserva anche un gran numero di opere ellenistiche e romane di primaria importanza, oltre a sculture e affreschi bizantini. Il museo possiede anche una ricca biblioteca di archeologia con oltre 60 mila volumi, aperta a qualunque persona ne faccia richiesta.
Sala del sarcofago di Alessandro Magno
Il magnifico sarcofago, risalente alla fine del IV secolo a.C., proviene dalla necropoli reale di Sidone e fu identificato con la sepoltura di Alessandro Magno. Ricerche ulteriori hanno dimostrato che si tratta invece del sarcofago di un sovrano selgiuchide.
Di particolare interesse è la sua decorazione in marmo pentelico, scolpito ad alto rilievo con scene che si riferiscono alla vita di Alessandro Magno.
Nella sala ci sono altri tre piccoli sarcofaghi che provengono dalla necropoli di Sidone e un altro, noto come sarcofago delle Piangenti, ornato da 18 pannelli raffiguranti donne vestite in modo diverso, tutte in aspetti di profondo dolore. Si tratta di uno dei più antichi esempi di "sarcofago a colonne", che riprende l'architettura dei templi ionici.
Sala di Sidone
Contiene bare e sarcofaghi romani trovati a Sidone, un sarcofago siriano e uno fenicio in piombo. Di grande interesse il frammento di una tomba monumentale reperita vicino a Marmaraereglisi.
Sala funeraria
Particolarmente interessante un sarcofago del tardo Il secolo d.C. originario da Tripoli del Libano, sul quale sono rappresentati Fedra (a sinistra) e 1ppolito. Di fianco si nota un sarcofago di epoca romana con Plutone e Proserpina. Da rimarcare anche il sarcofago di Meleagro, che documenta la diffusione del culto di Iside, di origine egizia.
Sala del sarcofago di Sidamara
Il reperto più importante è rappresentato dal grande sarcofago del III secolo d.C., trovato ad Ambarasi, nei pressi di Konya. Su un lato è ritratto il defunto, posto in mezzo ai Dioscuri; alla sinistra e alla destra, la moglie e la figlia vestita da Artemide.
Nelle sale consecutive si osservano diversi reperti delle civiltà greca e romana. Tra questi si ricordano diversi elementi di un fregio del tempio di Ecate a Lagina, risalente alla fine del Il secolo a.C.; i capitelli protoionici provenienti da varie località dell'Eolia, antica regione dell'Asia Minore a nord di Smirne, nonché i frammenti delle statue colossali di Zeus e Apollo.
Sala del sarcofago di Tabnit
Un ritrovamento di grande interesse è il sarcofago del satrapo. I satrapi erano i governatori di provincia nella Persia al tempo della dinastia achemenide. Il sarcofago è stato ritrovato nella necropoli di Sidone ed è valutato dagli studiosi uno dei più bei pezzi di arte ionica arrivati fino a noi. Il monumento funerario prende il nome proprio da uno di questi alti funzionari, che compare su uno dei lati maggiori mentre siede su un trono con una tiara in testa e uno scettro in mano.
Nella stessa sala si trova anche il sarcofago litio, decorato con scene di caccia. Tra i pezzi più rilevanti, il sarcofago di Tabnit, re di Sidone, la cui mummia è presentata di fianco. Il coperchio è decorato con gli stilemi classici dell'arte egizia: i geroglifici affermano che il monumento funebre era in origine appartenuto a un ge¬nerale egizio di nome Penephtah.
Sale fenicia e arcaica. Nella prima, si notano iscrizioni fenicie originari da Sidone e sarcofagi antropoidi che risentono di influenze greche ed egizie. La seconda conserva la stele funeraria di Daskyleion risalente al V secolo a.C.
Interessanti anche un torso di Apollo NI secolo a.C., una statua di Cibele in trono e la stele funeraria di un discobolo, proveniente dall'isola greca di Nisyros e risalente al 460 a.C.
Sala del tempio di Asso. È contraddistinta dalla presenza di metope e frammenti di architrave del tempio di Asso: vi si riconoscono un cinghiale, un cane, delle sfingi, due atleti che corrono e dei centauri. Inoltre, statua colossale del dio Bes, dall'isola di Cipro. Nel successivo ambiente, dedicato ai rilievi attici, sono da indicare il rilievo di una leonessa proveniente dal mausoleo di Alicarnasso
Sala delle Muse
Accoglie le statue delle Muse rinvenute a Mileto nelle terme di Faustina e risalenti al Il secolo d.C. Si riconoscono Tersicore, Melpomene e Apollo Citaredo. Importanti anche alcuni mosaici di epoca ellenistica con le stagioni. Il frammento della statua di Are, rinvenuto nell'isola di Thasos, è l'unico originale noto del famoso scultore di Rodi Filisco.
Sala dell'Efebo.
Vi spicca per le dimensioni la statua colossale di Apollo, del III secolo a.C. Il pezzo più stupendo - e uno dei più importanti di tutto il museo - è però la statua dell'Efebo (I secolo a.C.), in cui è raffigurato un giovane che si riposa dopo un esercizio ginnico fasciato in una clamide drappeggiata, mantello corto e svolazzante trattenuto da un fermaglio. L'opera arriva da Tralles e faceva probabilmente parte della decorazione di un ginnasio. Nella stessa sala si trova anche una bella testa di Alessandro Magno, copia del III secolo a.C. da un originale di Lisippo, e inoltre uno dei più famosi ritratti del grande condottiero. Sono degne di nota anche la statua di Marsia sospeso a un albero e quella di Alessandro Magno.
Sale di Attis e di Afrodisia.
La prima prende il nome da una bella cariatide di epoca romana rappresentante Attis, il dio della flora e della fertilità, con il tipico costume e berretto frigio. L'altra mantiene un pilastro scolpito composto da tre blocchi, che risale alla prima metà del Il secolo a.C.
Questi frammenti sono di grande rilievo per gli archeologi perché rappresentano l'unico reperto originario dall'antica città di Aphrodisias, nell'Asia Minore occidentale, che in epoca ellenistica fu uno dei maggiori centri artistici del mondo greco. Quasi tutta la sala è occupata da statue che rappresentano Afrodite.
Sala romana.
Accoglie ritratti di imperatori e statue di personaggi idealizzati. Fra queste vanno indicate le statue di Atena, di imperatrice, di Pan mentre suona il flauto e una statua colossale di Zeus, la più grande di quelle giunte fino a noi.
Sala delle antichità cristiane.
È caratterizzata dalla presenza di pietre tombali appartenenti alle famiglie latine di Costantinopoli e originari dall'Arap Camii, l'ex chiesa di S. Paolo, a Galata. La maggior parte porta la data 1347, anno amaramente noto per lo scoppio e l’espansione di una terribile epidemia di peste che si propagò per tutta l'Europa. Di pregio particolare è il così chiamato sarcofago di Sarigiizel, che prende il nome dal quartiere di Istanbul dove fu ritrovato nel 1950. Datato V secolo d.C., è ornato su tutti e due i lati maggiori da una coppia di angeli in volo scolpiti in alto-rilievo: con ogni possibilità accolse le spoglie mortali di un giovane principe bizantino.
Sala bizantina
Di grande incanto, accoglie alcuni ricordi dell'antica Costantinopoli. In particolare si segnala un affresco rappresentante S. Mercurio proveniente dalla chiesa della Vergine del Rosario di Ístanbul. Meritano un cenno particolare il grande mosaico in cui figura Orfeo accerchiato da mostri e animali, proveniente da Gerusalemme e risalente al V-VI secolo d.C., e l'ambone di una chiesa paleocristiana di Tessalonica. Da segnalare inoltre due piedistalli di marmo, scoperti in una corte del Topkapi e un tempo collocati nell'Ippodromo
II Museo del Topkapi
Il Palazzo
L'Harem Ortakapi è la porta attraverso la quale si entra al Serraglio. Il suo nome significa "porta di Mezzo". Presenta una forma ogivale ed è contraddistinta da due torri to Topkapi fino a quello di Mahmut II.
Il complesso venne cambiato in museo nel 1924. ottagonali con tetto conico che risalgono alla seconda metà del XV secolo. Qui si trovavano gli alloggi del corpo di guardia e dei carnefici, e inoltre le celle per i detenuti in attesa di giudizio.
Nota anche con il nome di Bab-i-Salam, "porta del Saluto", fu innalzata da architetti ungheresi prigionieri nel 1524 per ordine di Solimano il Magnifico. Ai tempi dell'impero ottomano segnava il luogo dove tutti, tranne il sultano, dove vano lasciare i cavalli e continuare a piedi.
L'Ortakapi immette nella seconda corte detta piazza del Divano, nobilitata dalla presenza di bei cipressi e platani. La struttura del palazzo si presenta subito in tutta la sua originalità: si nota infatti che lo spazio aperto non accerchia gli edifici, ma rimane inglobato nelle fabbricazioni. Nota caratteristico del Serraglio è quella di contenere sia vasti corpi di fabbrica sia padiglioni isolati.
Cucine
Si trovano sulla destra della corte e presentano un tetto formato da piccole cupole sormontato da curiosi camini. Annientate da un incendio durante il regno di Selim II, furono riedificate e aumentate dall'architetto Sinan nel XVI secolo.
La visita alle cucine inizia dal lato destro, preso da una splendida collezione di porcellane cinesi provenienti dai servizi da tavola del sultano. In particolare si mostrano i bellissimi celadon delle dinastie Song e Yuan. Una curiosità: il sultano non cominciava mai a mangiare se prima il suo piatto non veniva gustato da almeno cinque persone. Una prudenza che ben evidenzia il clima di sospetto che contraddistingueva la corte ottomana.
Bab-i-Saadet
Attraverso questa porta, il cui nome significa "porta della feli-cità", si entra nella terza corte. Viene chiamata anche Akagalar kapisi, ossia "porta degli eunuchi bianchi", dal nome del corpo che vi montava di guardia. Sotto la grande tettoia che precede la corte, nelle occasioni di festa era posto il trono di Ismaîl, che il sultano Selim I era riuscito a sottrarre al re di Persia dopo una vittoriosa spedizione in Azerbaigian.
Tutte le estati la porta fa da scenario al Ratto del Serraglio, l'opera di Mozart riprodotta in occasione del Festival musicale di Ístanbul.
Se la corte precedente era il centro della vita pubblica del palazzo, questa era conservata all'uso privato del sultano e del suo "entourage". Alla morte del sovrano, le spoglie venivano esposte qui.
Arz Odasi
Si alza subito dopo la porta, ostacolando la vista sulla terza corte, come per limitare le intrusioni nella vita privata dei sultani. È la sala delle Udienze, l'edificio usufruito per ricevere gli ambasciatori che riuscivano a varcare la soglia della Sublime Porta.
Si tratta di un piccolo padiglione accerchiato da un colonnato sul quale poggia una copertura .di ampi spioventi. Innalzato nel XV secolo, fu più volte ripreso, soprattutto sotto Ahmet II.
Da tutti e due i lati della porta di ingresso si notano belle maioliche di rivestimento. Da osservare la lastra in porfido rosso sulla quale fu adagiato il corpo di Selim III, assassinato nel 1803.
L'interno della sala, con rivestimenti viennesi in legno della seconda metà dell'800, accoglie un trono coperto da un baldacchino del 1596.
Hamam
L'angolo sud-ovest della terza corte era un tempo occupato da un hamam innalzato da Selim II nel XVI secolo. Oggi resta solo un ambiente contiguo, un tempo destinato a ospitare medici, massaggiatori e barbieri privati del sultano; affaccia sulla corte con un portico a colonne di breccia verde. Al suo interno è mantenuta una bella collezione di tappezzerie e abiti indossati da principi e sultani, fra cui il vestito sporco di sangue messo dal giovane Osman II nel giorno del suo assassinio.
Tesoro
Rappresenta una delle parti più importanti del Serraglio ed è mantenuto nel padiglione voluto da Mehmet Il nel XV secolo. Conserva i gioielli e la maggior parte degli oggetti preziosi appartenuti ai sultani, ma anche principi e principesse di corte.
La prima parte di questa esposizione è offerta alle armi, tra cui pugnali raffinatamente cesellati e l'armatura del sultano Mustafa III. Da segnalare la presenza del trono di Murat IV d'ebano incrostato d'avorio e madreperla, e di un narghilè con bocchino tempestato di diamanti.
Sala degli Smeraldi
Qui si trova il pugnale con tre grandi smeraldi sui. lati e un quarto sulla testa, che si apre rivelando un orologio, appartenuto a Mahmut I. Un'altra grande bellezza di questa sala sono le pietre grezze: la più grossa ha un peso straordinario superiore ai 3 kg. Da segnalare, per di più, la splendida collezione di giade ottomane, persiane, cinesi e russe. In questa sala si trova anche il grande trono di Ahmet I in legno di noce con intarsi in madreperla e pietre preziose.
Le altre sale del Tesoro
Vi sono presentati oggetti diversi, tra cui il famoso Kasikci, il diamante a forma di cucchiaio di 86 carati: conta ben 58 faccettature ed è circondato da 49 brillanti più piccoli. Considerato di valore preziosissimo, è una delle pietre più preziose del mondo. Interessante anche il trono di Mural III, innalzato con 250 kg di oro zecchino, e due candelabri d'oro che pesano 48 kg e hanno incastonati 6666 diamanti.
Da segnalare anche il trono ovale Nadir Shah, che risalta per la sua decorazione composta da una profusione di smeraldi, rubini e perle. Fu edificato da artigiani turchi e indiani nella prima metà del XVIII secolo. Usciti dal Tesoro, ci si rivolge verso la quarta corte, o giardino dei Tulipani, che porta il nome del fiore preferito dal sultano Ahmet III. Divisa in due parti e terrazzata, vi si entra percorso uno stretto passaggio.
Yeni Kósk
Lo Yeni Kósk o padiglione di Abdiilme4cit, fu innalzato nel 1840 da un architetto francese. Trasformato in ristorante, offre una bella veduta sul Bosforo. Una strada porta alla quarta porta, oltre la quale si arriva l'estremità del Serraglio.
La piccola Torre posta sulla sinistra, veniva adoperata come luogo di studio dagli scienziati che vivevano molteplici alla corte del sultano. Mantiene molti strumenti astronomici di grande interesse.
Chioschi imperiali
Contrassegno peculiare della quarta corte è la presenza di ben tre chioschi. Al centro si trova il chiosco di Mustafa Pa;a che contiene un bellissimo braciere concretizzato dal cesellatore francese Duplessis e donato a Mahmut I da Luigi XV nel 1742.
Presenta una pianta cruciforme ed è foderato al¬l'esterno di marmi e all'interno da ceramiche di Iznik. Al suo fianco si nota una scala che porta al Bagdat Kosku.
Edificato da Mural IV nel 1638 per ricordare la presa di Badgad, ha la forma di croce inscritta in un ottagono. Le pareti interne sono in parte rivestite in ceramiche di Íznik. Un cenno particolare merita il suo arredo, accuratamente restaurato, di cui si notano i eleganti intarsi di legni preziosi e madreperla alle porte e alle finestre.
Raccolta di miniature e ritratti
È strutturato in un vasto ambiente un tempo adoperato come guardaroba. Per la sua rilevanza storico-artistica rappresenta uno dei massimi tesori del Topkapi. La collezione di miniature turche e Persiane supera i 13 mila esemplari, esposti a rotazione.
Le più interessanti sono quelle misurate in tre album associati al nome di Maometto il Conquistatore, ma che secondo gli studiosi arrivarono a Istanbul in seguito alla vittoriosa campagna contro i persiani condotta da Selim I agli inizi del Cinquecento.
In essi sono mantenuti frammenti di scrittura dovuti alla mano di famosi calligrafi. Da segnalare anche le miniature persiane riconducibili fra il XIV e il XV secolo. Fra le miniature ottomane più antiche, spiccano le opere di Nigari, pittore di corte all'epoca di Solimano il Magnifico, che perpetuò il sultano ritraendolo nel corso delle sue campagne militari in Persia e in Iraq. Tra gli altri importanti manoscritti sono da nominare la serie di libri commissionati da Mural III: il Libro delle Imprese, lo Shahanshahname (Libro del Re dei Re) e il Surname (Libro delle Feste). Furono scritti in persiano, che a quel tempo era la lingua letteraria di corte, dal poeta Loqman e dipinti dal famoso miniaturista Osman.
Sala delle sacre reliquie
Conserva, tra l'altro, il manto del profeta portato dal Cairo a opera del sultano Selim I; veniva presentato alla venerazione della famiglia imperiale e dei dignitari di corte una volta all'anno, il quindicesimo giorno del Ramadan, mese del digiuno. Nella sala sono anche custodite due spade d'oro arricchite di pietre preziose, che secondo la tradizione appartenevano al profeta.
Súnnet Odasi
In questo ambiente aveva luogo la cerimonia della circoncisione dei principi, che si svolgeva generalmente in estate e accadeva in un clima di grande allegria, con feste che si protraevano per diverse settimane.
La più antica moschea del palazzo, Agalar Camii fu innalzata sotto Maometto II; all'interno è ornata con belle ceramiche di Íznik, risalenti al 1608. Oggi è usata come biblioteca e vi sono conservati molteplici manoscritti turchi, arabi e persiani provenienti dalle 17 biblioteche del Serraglio.
Collezione di armi antiche
Usciti dalla terza corte attraverso Bab-i-Saadet ci si rivolge verso il locale dove un tempo i sultani raccoglievano le loro favolose ricchezze. Oggi vi sono esposti esemplari stupendi armi turche e una serie di purificate armi provenienti dalla Persia safavide, non soltanto la spada del califfo Muawiya, fondatore delle dinastia omayyade.
Kubbealti
Sul lato settentrionale della seconda corte si trova l'edificio detto "sotto la cupola" o Divano, dominato da una torre rettangolare e fortificato di una grande tettoia, nel quale si svolgevano i consigli dei visir. È formatoda tre ambienti: la sala del Consiglio, l'archivio, comunicante con la sala precedente tramite una grande apertura ad arco, e l'ufficio dei gran visir.
Le pareti della sala del Consiglio sono rivestite di piastrelle di Íznik. Sui tre lati, coperto da tappeti turchi, è ancora percepibile il lungo divano da cui il padiglione prende il nome. Il quarto lato era destinato al gran visir. Alle sue spalle si trova una grata, fatta innalzare da Solimano il Magnifico nel 1527: da qui il sultano poteva vedere non visto, lo svolgimento delle sedute.
Harem
Rappresenta da sempre uno dei luoghi più visitati del Serraglio, non solo per il suo valore artistico, ma per le leggende e le influenze che ha alimentato per secoli. La parola harem in arabo significa "cosa riservata" e nei palazzi musulmani designava quella parte di edificio - dove poteva entrare solo il sultano - nella quale vivevano le mogli, le concubine, le schiave e le parenti del sovrano, al riparo dagli occhi invadenti e sotto la sorveglianza e l'assistenza degli eunuchi.
L'attuale complesso era in origine un insieme di padiglioni lignei innalzati da Solimano il Magnifico per la sua amataed energica moglie Roxelana, che detestava passare le sue giornate nel vecchio Serraglio, lontana dal marito. L'Harem ebbe strutture stabili sotto il regno di Murat III e fu in seguito allargato da altri sultani. Oggi rappresenta un vero e proprio labirinto di stanze, cortili, cellette, segrete e corridoi poco illuminati, che conducono a bagni e camere da letto spesso privi di finestre.
Gli ambienti dell'Harem
Vi si entra attraverso un corridoio decorato con piastrelle di Íznik, come la maggior parte delle stanze in quest'area del complesso. Le cellette che incorniciano la corte ospitavano un tempo gli eunuchi. Dalla sala delle Guardie, ornata con specchi di Murano, parte un corridoio dove, sulla destra, si scorge una gran corte conservata alla Valide, la madre del sultano, padrona incontrastata dell'Harem. Alla fine del corridoio, sulla sinistra, si apre un'altra corte.
li appartamenti che affacciano su questa zona erano riservati alle donne che avevano dato al sultano un figlio maschio. Queste risiedevano a pianterreno, mentre a quello superiore avevano alloggio le loro serve.
L'appartamento della Valide contiene un piccolo oratorio per le preghiere quotidiane, una camera e un salone per i bagni. La Valide ordinava anche di alcuni uffici dai quali regolava i suoi affari.
La balconata posta al primo piano serviva alle suonatrici che allietavano le serate del sovrano. Un corridoio con pareti aperte da nicchie, che servivano forse per le lampade, porta alla sala della Fontana, da cui fluiva acqua a getto continuo. Sembra che fosse un rimedio per assicurare la segretezza delle conversazioni. Questo ambiente fu terminato nel 1578 e porta la firma del grande Sinan. Le pareti sono rivestite da bellissime ceramiche di Íznik.
La Biblioteca di Ahmet I fu costruita tra il 1608 e il 1609 e rappresenta una delle stanze più belle del complesso. È vestita di piastrelle con disegni in blu e in verde e arredata con ripiani e stipi in legno, ornati di intarsi di madreperla e tartaruga.
Museo delle Carrozze
Usciti dall'Harem, attraverso una porta seminascosta nei pressi dell'Agalar Camii, si arriva l'ultima parte del Topkapi, un tempo appartenente alla corte degli Alabardieri. Il museo presenta importanti portantine, preziose selle e bardature. 

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