L'itinerario presenta la visita di una delle parti del centro meno visitate spesso dai turisti, ma di grande interesse dal punto di vista artistico. La zona è contraddistinta da una trama edilizia tipica dei canoni architettonici e urbanistici ottomani ed è valutata da sempre il cuore religioso della città per gli edifici di culto molto rilevanti e per la presenza del patriarcato greco ortodosso. Fra i monumenti che distinguono questa parte di Istanbul risaltano le moschee, come quella di Sultan Selim, ma anche antiche chiese bizantine, che neppure la dominazione turca è riuscita a privare della loro identità. Non scarseggiano i musei, che permettono ai visitatori di godere uno spaccato della vita quotidiana dell'antica Costantinopoli oppure di osservare le ristrutturazioni delle grandi opere architettoniche musulmane. Anche questa parte della città non occulta il suo passato imperiale: ne sono una documentazione l'acquedotto di Valente e la colonna di Marciano, che ricordano, ancora una volta, i tanti volti che Istanbul presenta ai visitatori di oggi.
La zona è alquanto circoscritta, ma per osservare tutti i monumenti con la necessaria calma si consiglia di prevedere almeno quattro ore.
Acquedotto di Valente
Dal Corno d'Oro lo si arriva per I'Atatiirk bulvare la sua mole si annuncia da lontano. Bozdogan Kemeri significa "arcata del falcone grigio": la suggestione del nome turco è pari allo scenario del monumento, che lascia stupito lo spettatore per le sue proporzioni imponenti, che riescono a collegare due colline della città facendo di questo luogo uno degli angoli più belli di Ístanbul. Oggi l'acquedotto è lungo circa 800 metri, contro i 1000 originari. Presenta due ordini di archi a tutto sesto accumulati, a eccezione dell'ultimo tratto. La parte inferiore è istituita di grossi blocchi di pietra ben squadrati.
Vicende storiche.
La sua costruzione iniziò durante il regno di Costantino, ma fu portata e termine nel 378 sotto l'imperatore Valente. Allora l'acquedotto indirizzava le acque provenienti dalla collina di Ali Bey Kòy verso la cisterna del Nymphaeum Maximum, un grande ninfeo che popolava l'area dell'odierno parco dell'università..
La sua funzione era quella di alimentare i palazzi bizantini. Danneggiato, come molti altri monumenti di Costantinopoli, dalle reiterate scosse sismiche, nel 576 fu rafforzato da Giustino II, che vi aggiunse una seconda conduttura. Fra il 1588 e il 1019 fu oggetto di ulteriori modificazioni. Con l'avvento ottomano, l'acquedotto non perse la sua rilevanza, anzi fu utilizzato dai turchi per rifornire d'acqua il Serraglio dei sultani. Furono molti i sovrani che si obbligarono nella sua salvaguardia: tra questi si ricorda Mehmet II e soprattutto Solimano il Magnifico, che consegnò a Sinan un lungo intervento di restauro.
L'ultimo grande restauro risale al 1697, sotto il regno di Mustafa li. Nel 1912 un lungo tratto venne immolato, non senza polemiche, per le esigenze dettate dal nuovo riassetto urbanistico.
Mollazeyrek Camii
La moschea era in origine un monastero dedicato al Cristo Pantocratore, composto da una cappella e da due chiese giustapposte. Fu fatto edificare nel 1120 dall'imperatrice Irene, moglie di Giovanni Il Comneno. Alla sua morte, avvenuta nel 1124, il marito fece seppellire qui la salma. Nel VII secolo il monastero era popolato da ben 700 monaci e conteneva un ospedale, una foresteria, un ospizio per anziani e dei bagni pubblici. Nel 1473 la chiesa meridionale fu modificata in moschea da Molla Zeyrek Mehmet Efendi.
Le due chiese
Cinque porte danno accesso all'esonartece, diviso dal nartece da pregiati cornici in marmo rosso. Splendido il pavimento della chiesa settentrionale, in parte nascosto, e ugualmente pregevole quello della chiesa meridionale, fatto in marmi di diversi colori.
Interessanti i medaglioni in cui sono rappresentate le fatiche di Ercole, i segni dello Zodiaco e le stagioni. Nella cappella funeraria, detta Incorporea, furono sepolti molti esponenti dei Comneni e dei Paleologhi, due fra le famiglie più nobili dell'antica Costantinopoli.
Eski Ímaret Camii
Da Mollazeyrek Camii si prende Haydar cadilesi, che porta a un'altra importante ex chiesa bizantina, un tempo intitolata a S. Salvatore Pantepopte, ovvero "Cristo che tutto vede". Fu innalzata nel 1085-90 per volere di Anna Dalassena, madre di Alessio I Comneno, che aiutò con il figlio nel governo del regno prima di ritirarsi in questo monastero, dove morì nel 1105.
Dopo la conquista della città da parte di Mehmet li, la chiesa fu adoperata come refettorio per una vicina medersa e poi modificata in moschea. All'esterno sono particolarmente interessanti le decorazioni in mattoni che impreziosiscono la facciata. L'interno era in origine a cinque navate, di cui conserva solo le tre centrali. Ognuna è conclusa da un'abside, mentre quella centrale è accostata da due sagrestie, la protesi e il diatonico, segni evidenti del suo passato bizantino.
Gúl Camii
La "moschea delle rose" si trova in un luogo ricco di affascinanti tradizioni. Con molta probabilità coincide all'antica chiesa di S. Teodosia, già S. Eufemia, dove si trasmette che, il giorno della conquista della città, il suo interno traboccasse di fiori, voluti dall'imperatore Costantino XI per celebrare la festa della santa. Il tempio fu innalzato nel IX secolo e annesso a un monastero per ricordare il sacrificio di una donna bizantina rimasta vittima delle persecuzioni iconoclaste durante il regno di Leone III Isaurico.
L'edificio fu trasformato in moschea sotto il regno di Ahmet I che ne modificò l'architettura originaria.
Sultan Selim Camii
Visita: da mercoledì a lunedì, ore 9.30-16.30; chiuso martedì. Da Gúl Camii si vedono i minareti di quest'altra moschea, collocata nel quartiere più religioso di Istanbul. Particolarmente felice è la sua posizione, alta su una collina da cui si vede un grande panorama della città.
L'edificio, chiamato anche Selimiye, fu cominciato sotto il regno di Selim I ma portato a termine dal figlio Solimano il Magnifico. Si tratta di una delle più importanti moschee imperiali e una delle poche a non essere stata ideata da Sinan, ancora lontano dal suo incarico a corte.
L'edificio è preceduto da un vasto cortile. Sulla destra si nota una serie di tombe monumentali.
Fatih Mehmet Camii
Usciti da Sultan Selim Camii si raggiunge Halicaddessi, che trae carattere dalle imponenti forme di questa moschea, una delle più ampie di tutta Istanbul. Sorge sul quarto colle della città ed è contenuta da una cinta muraria che contiene anche ospizi, scuole, alloggi per studenti e viaggiatori, hamam e persino un ospedale.
L'edificio fu innalzato fra il 1462 e il 1470 su ordine di Mehmet li, desideroso di offrire alla popolazione un luogo di preghiera il più esteso possibile.
Nel 1776 un terremoto la rase totalmente al suolo, ma fu subito riedificata per volere del sultano Mustafa III. Si entra nel cortile con portici coperti da cupolette, tipiche dell'architettura ottomana. La sala di preghiera, simile a quella della Sehzade Camii, riprende tutti i moduli dello stile di Sinan. L'ambiente è coperto da una enorme cupola centrale, accerchiata da quattro semicupole. All'esterno si notano otto mederse, rispettivamente quattro a nord e quattro a sud: Dietro la moschea si trova il cimitero, che ospita il mausoleo di Mehmet li, ottimo esempio di architettura barocca ottomana, innalzato nel 1682.
Fenari Ìsa Camii
Questa moschea coincide alle chiese di Théotokos Panachratos e di S. Giovanni Battista. Il complesso, di grande interesse artistico, faceva in origine parte del monastero di Costantino Lips, alto funzionario.
La chiesa dedicata all'immacolata fu edificata nel 902, mentre quella dedicata al Battista risale alla fine del XIII secolo. In seguito l'edificio fu attorniato da un ambulacro ricoperto a volta. La modifica del complesso in moschea avvenne nel 1496. Lungo le mura esterne si notano nicchie, colonne e inserti di marmo, particolarmente suggestivi nella zona delle absidi. Da vederei diversi nicchie che contengono la tomba dell'imperatrice Teodora.
Colonna di Marciano
Risalta al centro di una piccola piazza. Il monumento, detto anche "pietra della vergine", fu elevato durante il regno di Marciano. È formato da un unico blocco di granito alto 10 metri posante su piedistallo. Nell'antichità, la colonna era sormontata da un capitello corinzio e da una statua dell'imperatore, andati perduti.
Museo delle Costruzioni turche e delle Opere d'arte
Visita: da martedì a domenica, ore 9.30-16.30; chiuso lunedì. Il museo è sistemato in un grande complesso monumentale, in origine formato da una moschea, una medersa, una biblioteca, diversi mausolei, negozi e una scuola. L'edificio fu realizzato per volere di Kóprúlu Huseyn Pasa, gran visir di Mustafa II. Il Museo si sviluppa in gran parte nelle stanze un tempo facente parte alla medersa, che si affacciano su un grazioso giardino. Tema centrale dell'esposizione è l'arte islamica, illustrata attraverso planimetrie, modellini e fotografie. Tra i materiali presentati, sono particolarmente importanti quelli decorativi: piastrelle di ceramica, stucchi, oggetti in bronzo e in legno intagliato. Merita un cenno particolare l'area offerta agli strumenti di misura, importanti per comprendere appieno le tecniche costruttive turche.