La zona di Potsdamer Platz, che negli anni '20 del `900 era la più laboriosa e animata della capitale tedesca, ha sofferto più d'ogni altra le distruzioni del secondo conflitto mondiale e della consecutiva divisione della città, quando si trovò diminuita a una desolata terra di nessuno spaccata in due dal Muro. Non desta perciò sorpresa che l'imponente programma di riconversione urbana promosso
all'indomani della riunificazione abbia riservato particolare impegno a quest'area, divenuta negli ultimi anni del '900 il più grande cantiere d'Europa, nel quale hanno preso e stanno prendendo forma avveniristiche costruzioni destinate a usi sia professionali, sia ricreativi. Una volta terminata l’opera, gli amanti dell'architettura contemporanea potranno confrontarne gli esiti con le linee del vicino Kulturforum, polo espositivo secondo per rilievo soltanto alla Museuminsel e con le forme razionalmente pragmatiche del Bauhaus Archiv, ultima tappa dell'itinerario. Mezz'ora di cammino è sufficiente per terminare il breve percorso tra Leipziger Strasse e il complesso del Kultur forum; da qui si raccomanda di proseguire in U-Bahn o S-Bahn alla volta del Bauhaus Archiv.
Leipziger Strasse
Lungo la maggiore arteria commerciale della Berlino prebellica, in gran parte riedificata dopo la caduta del muro, sorge quello che era il più grande magazzino della città, il Kaufhaus Wertheim, con sale alte fino a 25 m ricoperte di marmo e servite da 83 ascensori. Al N.
16, il palazzo del Ministero delle Poste e Telecomunicazioni, ospita il Museum ftàr Kommunikation, ll più antico Museo della comunicazione al mondo.
Nelle sue sale, grande spazio è conservato all'evoluzione del sistema postale prussiano e tedesco dal tardo medioevo ai nostri giorni.
Haus der Ministerien
Hermann Goering, maresciallo del Reich, aveva il proprio ufficio nel grande"palazzo dei Ministeri", conseguito nel 1936 per accogliere il Ministero dell'Aviazione; il complesso, sopravvissuto ai bombardamenti e alle distruzioni dell'ex DDR, è oggi il più rilevante esempio d'architettura nazista di Berlino.
All'angolo con Wilhelmstrasse, peraltro, sorgevano fin dal XIX secolo diversi palazzi del potere. Hitler volle continuare la tradizione, e una volta salito al potere v'insediò i maggiori centri del governo, come la Nuova Cancelleria, innalzata da Albert Speer nel 1938 e rasa al suolo dopo la fine del conflitto mondiale.
Potsdamer Platz
Per quattro lunghi decenni è rimasta la desolata metafora di una capitale straziata, ma dopo la riunificazione ha raccolto su di sé il desiderio tedesco di mandare via gli ingombranti fantasmi del passato. La piazza è così divenuta oggetto di progetti con pochi antecedenti nell'urbanistica contemporanea, tanto per impegno economico quanto per valore degli architetti coinvolti, volti a rendere l'importanza di un tempo. della metropoli più viva e provocatoria d'Europa: si sporgevano gli alberghi più lussuosi, i caffè letterari più animati, i negozi più importanti, vi passavano ogni giorno
600 tram e il traffico risultava già tanto forte che nel 1920 vi fu collocato il primo semaforo del mondo.
Gli interventi di ricostruzione
Nella seconda parte degli anni '90, la piazza si è modificata in un immenso cantiere, destinato a chiudersi nel 2003 con la attuazione di 19 edifici, che verranno popolati per il 50% da uffici, il 20% da spazi commerciali e il 30% da attività di altro genere.
Uno tra i progetti più obbliganti è stato quello della Debis, affidato a Renzo Piano e Christoff Kohlbecher, che lo hanno portato a attuazione nel 1998: il complesso è facilmente distinguibile per il cubo a quadrati verdi - logo della Debis, finanziaria del gruppo Mercedes Benz - sollevato su una torretta alta 100 m: al suo interno sono stati ricavati, oltre agli uffici dell'azienda committente, un teatro, un cinema multisala, un albergo di lusso e oltre 100 negozi. Affianca il Debis un complesso per uffici e servizi di otto piani svolto da quattro elementi collegati da passaggi a ponte vetrati, concretizzazione postmoderna dell'architetto nipponico Arata Isozaki.
Sony City e il Filmmuseum
Uno degli edifici simbolo della nuova Berlino è certamente Sony City, inaugurata nel 2000, e ideata da un progettista tedesco, Helmut Jahn. All'interno del complesso, raccolto intorno a una scenografica piazza di 4.000 metri quadrati, è stato preparato il Filmmuseum Berlin, le cui 16 sale riservano tipica attenzione alla storia del cinema tedesco, con particolare attenzione per la figura di Marlene Dietrich.
Sony City contiene anche l'opulenta Kaisersaal dell'hotel Esplanade, scenario di enormi feste organizzate da Guglielmo lI. L'albergo, che si trovava nella vicina Bellevuestrasse, fu in gran parte annientato dalle bombe della seconda guerra mondiale, che risparmiarono solo il salone, smontato e riedificato nella nuova sistemazione completo di marmi e stucchi.
KulturForum
L'area circostante la St.Matthàus-Kirche era già stata liberata dagli edifici preesistenti da Albert Speer nel 1938, nel quadro dei lavori per la commemorazione della Grande Germania. Solo negli anni '60 si diede inizio all'edificazione, e portato a termine in quattro decenni di lavori. Oggi i diversi edifici, seppure poco simili sotto il profilo architettonico, rappresentano un insieme sicuramente originale: il miglior punto d'osservazione è la balconata della Staatsbibliothek.
Philarmonie
Residenza di una tra le più note orchestre al mondo, fu aperta al pubblico il 15 ottobre 1963 e si presenta all'esterno con una pianta pentagonale irregolare, ricoperta di formelle dorate, che ostacolano con il candore del tetto; numerosi annessi sono congiunti al corpo principale da scale. È però l'interno che ne fa l'indiscusso capolavoro di Scharoun: questi pose il direttore d'orchestra al centro dell'auditorium e fissò al pubblico nove balconate attorno al podio.
Staatliche Institut fiir Musikforschung
L'istituto di Stato per la Ricerca musicale, innalzato da Hans Scharoun nel 1979-84, accoglie il Musikinstrumenten Museum, collezione di oltre 2500 antichi strumenti musicali. Una sezione dell'esposizione è offerta a organi e liuti, violini e viole da gamba a strumenti barocchi e a fiato fabbricati a Norimberga.
Strumenti popolari precedono i sistemi di meccanizzazione della musica, come i juke-box Wurlitzer, resi famosi in tutto il mondo dal cinema hollywoodiano degli anni '60. Chiude il percorso di visita una sezione offerta alla musica militare. I melomani non manchino di richiedere il programma dei concerti regolati presso il museo, operati con gli strumenti appar¬tenenti alle collezioni.
Staatsbibliothek
Ci sono voluti I I anni (1967-78) per portare a compimento la biblioteca di Stato pensata da Scharoun, la cui capienza possibile di 8 milioni di volumi la rende una tra le più grandi e considerevoli d'Europa.
Il fondo dell'istituzione contiene attualmente oltre 3 milioni di libri, 31.000 periodici, manoscritti autografi di Johann Sebastian Bach, Wolfgang Amadeus Mozart e Ludwig van Beethoven, lasciti di Johann Gottlieb Fichte, Georg Wilhelm Hegel e Arthur Schopenhauer, 390.000 carte geografiche, 224.000 spartiti; nella fototeca sono conservati 5 milioni di fotografie. Annesso alla biblioteca è I'Ibero-Amerikoni-sches Institut, con oltre mezzo milione di volumi di cultura latinoamericana.
St. Matthàus-Kirche
Si spiegano con la necessità di ricevere il gran numero di diplomatici che nel XIX secolo risiedevano il quartiere a ovest del tempio, le grandi dimensioni della chiesa di S. Matteo, innalzata tra il 1844 e il 1846 su disegno di August Friedrich Stiàler, che nella pianta a tre navate con larga abside centrale e più piccole laterali s'ispirò a Karl Friedrich Schinkel. L'edificio, distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, è stato restaurato tra il 1956 e il 1960, riattivando il caratteristico paramento della facciata originale: mattoni gialli intrecciati da sottili linee di mattoni rossi.
Il nuovo edificio del Kulturforum
Aperto al pubblico nel 1998, il Foro della Cultura smista i visitatori diretti al Kunstgewerbemuseum, alla Neue Gemàlde Galerie, al Kupferstichkabinett e alla Neue Nationalgalerie.
L'edificio è stato generato in modo assai tradizionale e, non essendo dotato di un fronte rappresentativo, riprende all'interno elementi classici di cerniera, come la rotonda tratta sia dal Bode Museum, sia dalla Alte Nationalgalerie.
Kunstgewerbemuseum
Visita: da martedì a domenica, ore 10-18. II Museo delle Arti applicate fu istituito nel 1867 a Berlino da un gruppo di privati, come luogo di formazione per gli addetti del settore in una società la cui industria si stava rapidamente sviluppando. Dai pochi esemplari, riuniti a scopo formativo, si passò a una più grande raccolta, che documenta lo sviluppo delle arti artigianali europee dal medioevo e che nel 1921 si accrebbe dei pezzi provenienti dalla casa reale.
L'attuale sede, un edificio ideato da Rolf Gutbrod nel 1967 e aperto al pubblico nel 1985, si articola su tre piani in spazi larghi e ben illuminati. Una galleria divisa offre un percorso educativo sulle tecniche delle varie lavorazioni artigianali, il cui sviluppo parte dal medioevo per giungere al design italiano degli anni 70-'80 del sec. XX.
Dal medioevo al barocco.
Tra i pezzi medievali risaltano il Welfenschatz dal Dom di Braunschweig, la croce di Heinrich dal Miinsterschatz di Basilea e il tesoro di Dionisus von Henger-Herford del sec. VIII. Tra quelli rinascimentali si indicano il gabinetto degli smalti di Limoges e le eccezionali maioliche di Faenza e di Mantova. Ricchi di oggetti, ma anche di intelligenza e inventiva il periodo tra Rinascimento e barocco: attrezzi e soprammobili per la casa, la toeletta e la farmacia da Amburgo, libri e breviari in pergamena decorati in oro, incalcolabili giochi in ebano ornati in argento, cornici in ambra lavorata. Ampio spazio è dato alle porcellane delle manifatture tedesche della seconda metà del '700.
Dal liberty al mondo moderno
Liberty è dimostrato nella ricchezza dei vasi di pasta di vetro boemi (e negli smalti di Limoges, Nancy e Parigi, nei decori delle porcellane di Stoccolma e Copenaghen, nei vetri di Emile Gallé e nei eleganti oggetti di René Lalique e di Tiffany. Gli albori del moderno design si esemplificano attraverso la ricerca della forma pura di Bruno Paul, Peter Behrens, dei viennesi Adolf Loos e Josef Hoffmann, fino a Walter Gropius e all'avvento del Bauhaus.
L'architettura del '900 è divisa in categorie ben precise.
Architettura moderna
Si tratta, forse della sezione più importante del museo: sono esposte opere di Otto Wagner, Hermann Muthesius, Henry van de Velde, Charles Rennie Mackintosch, fino alla sedia superleggera di Giò Ponti. Si passa quindi all'Architetto Designer: Alvar Aalto, Marcel Breuer e la casa economica di Adolf Schnack del 1925.
L'Architetto come Tecnico inaugura la stagione dei progetti per i computer Olivetti e quelli di Marco Zanuso per il telefono Grillo, la radio a transistor e il televisore Brionvega, i progetti di Peter Behrens per la AEG e il Werkbund.
Neue Gemàlde Galerie
Visita: da martedì a domenica, ore 10-18. E la "Nuova Pi-nacoteca". Per l'apertura nell'Altes Museum nel 1830 furono esposti 1198 quadri, di cui soltanto circa un quarto provenivano dai castelli reali: Federico Guglielmo III aveva infatti comperato a Parigi 157 quadri in gran parte del barocco italiano, tra i quali figuravano l'Amore vittorioso di Caravaggio e tre ritratti di Lorenzo Lotto. Dopo l'apertura del museo arrivarono La ragazza col cesto di frutta di Tiziano e Maria col Bambino e otto santi di Andrea del Sarto, forse distrutto nel 1945; poi dipinti veneziani del rinascimento e sculture dell'antichità classica e rinascimentali.
La nuova pinacoteca
La galleria, aperta al pubblico nel giugno 1998, ha riunito nuovamente la collezione. Dalla rotonda si passa nella sala centrale, intorno alla quale si snodano due file parallele di sale, ordinate rispecchiando lo sviluppo artistico europeo e ricoprite di stoffa rossa, blu, verde e grigia come nella Gemàldegalerie Alte Meister di Dresda; dei circa 3000 pezzi, solo 1300 hanno trovato posto nello spazio espositivo.
Pittura tedesca
Le otto tavole dell'altare di Wurzacher di Hans Multscher sono considerate il culmine dell'arte tedesca tra il sec. XIII e il XVI. Capolavoro tardogotico è l'altare dei Tre Re di Hans Baldung Grien, cui si accompagnano alcuni ritratti di Hans Holbein il Vecchio, fra i quali si indica, in particolare, l'Autoritratto con berretto di velluto considerato fra le sue opere d'arte.
Le sale vicine espongono opere di Lucas Cranach il Vecchio e della sua scuola, Albrecht Dúrer e Martin Schongauer.
Pittura europea
L'arte olandese e fiamminga del '600 enumera opere di Rubens e Rembrandt; quella inglese e francese opere di Thomas Gainsborough, Joshua Reynolds, Jean Antoine Watteau e Antoine Pesne. Le opere italiane dal sec. XIV al XVIII esaltano, tra l'altro, la Maria sul trono col Bambino e i due Giovanni di Sandro Botticelli, dipinti di Antonio Pollaiolo, Giotto, Carlo Crivelli, Mantegna, Vittore Carpaccio, Tiziano, Raffaello, Corteggio, Caravaggio. Magnifico esempio di barocco spagnolo è un Ritratto di donna di Velàzquez.
Kupferstichkabinett
Visita: da martedì a venerdì, ore 10-18; sabato e domenica, ore I I-18. La storia della Galleria di calcografie inizia nel 1652, quando il grande principe elettore acquistò circa 2500 disegni e acquerelli per mantenere nella biblioteca di corte. La raccolta fu allargata nel secolo successivo, ma l'attività collezionistica sistematica ebbe inizio simultaneamente alla fondazione
del museo nel 1831; in quel secolo si unirono altre collezioni private, che portarono opere di Albrecht Diirer, Hans Holbein il Vecchio e Matthias Griinewald, e inoltre 84 illustrazioni di Sandro Botticelli per la Divina Commedia. Nei decenni che seguirono la fine della seconda guerra mondiale, per le immani perdite dovute alla campagna nazista contro quella che veniva delimitata dai gerarchi "arte degenerata", si provvide ad allargare la collezione con opere recenti. Nella nuova sede del Kulturforum si ricompone la collezione rimasta per lunghi anni divisa tra Est e Ovest: contiene circa 80.000 disegni, acquerelli, tempere e pastelli europei e americani dal sec. XV al XX, circa 250.000 stampe dal tardo medioevo a oggi, più di 100 codici miniati medievali e rinascimentali, 250 incunaboli, circa 2500 libri con illustrazioni originali dal secolo XVI in avanti, e circa 400 lastre originali incise dal XV al XX secolo.
Neue Nationalgalerie
Visita: da martedì a venerdì, ore 10-18, sabato e domenica, ore 11-18. Progettata da Ludwig Mies van der Rohe e innalzato nel 1965-68, la Nuova Galleria nazionale è un edificio dalla bellezza sostanziale: consta di un parallelepipedo a pianta quadrata in acciaio e vetro, che posa su una piattaforma sopraelevata dove si trovano sculture di Henri Laurens, Bernhard Heiliger, Henry Moore e Alexander Calder.
La collezione
Nel piano seminterrato, la cui esistenza non si comprende da fuori, è preparata la collezione stabile di dipinti e sculture del sec. XX. L'esposizione si apre cronologicamente con le opere di Ferdinand Hodler, Giovanni Segantini, Edvard Munch, Pi-casso e Oskar Kokoschka, continua con quelle degli espressionisti e dei rappresentanti del cubismo e del Bauhaus.
La Nuova Oggettività e il verismo sono provati da Otto Dix e George Grosz. Importanti aspetti dell'arte del dopoguerra affiorano dai lavori dei gruppi informali Cobra e Zero, oltre che da artisti come Ernst Wilhelm Nay, Willi Baumeister, Jean Dubuffet, Fernand Léger e Max Ernst Uno dei punti basilari della collezione è riprodotto dagli americani, certificati da Frank Stella e dal noto Chi ha paura del rosso, giallo e blu di Barnett Newman. Molteplici opere rappresentano il realismo dell'ex DDR.
Stauffenbergerstrasse
Prende nome dal colonnello Claus Schenk von Stauffenberg, che nella primavera del 1944 si mise alla testa di un gruppo d'ufficiali contrari allo sciagurato operato di Adolf Hitler, che stava ormai portando la Germania alla rovina. Il 20 luglio dello stesso anno gli oppositori ordinarono un attentato, ma il dittatore, grazie a una scrivania che lo riparò, ne uscì illeso.
La repressione non si fece aspettare: nel giro di pochi giorni furono arrestati 7000 uomini, e von Stauffenberg fu giustiziato insieme ai suoi sostenitori nel cortile della sede del comando supremo della Wehrmacht. Il suo sito è oggi occupato dall'edificio sede del Gedenkstàtte Deutscher Widerstand (visita: lunedì-venerdì ore 9-18; sabato-domenica ore 9-13), intitolato alla memoria della resistenza tedesca: le sue 26 sale illustrano, attraverso fotografie e documenti d'epoca, tutte le forme d'opposizione al regime nazista messe in atto
Bauhaus Archiv
Visita: ore 10-17; martedì chiuso.
L'archivio del Bauhaus dimostra l'eredità della scuola d'architettura e arti applicate fondata da Walter Gropius nel 1919, che fu liquidata dai nazisti subito dopo l'ascesa al potere di Hitler.
La collezione, esposta in un fabbricato innalzato su un disegno di Gropius, che sebbene non fosse stato previsto per questo luogo, nelle sue forme riproduce bene lo spirito del Bauhaus, spazia dalla progettazione architettonica e urbanistica alla produzione di mobili, lampade, ceramiche, oggetti di metallo, manifesti, stoffe, lavori di grafica e pubblicità