Le origini dell'insediamento
Verso la fine del secolo VI che alcune tribù slave sparsero, seguendo il fiume Elba, dalla Boemia al Brandeburgo. Nell'inverno 928-929 la regione venne occupata dai principi germanici della dinastia sassone e, con l'aiuto della Chiesa, Ottone I costruì il vescovato di Brandeburgo. Nel secolo XIII vennero fondate nel Brandeburgo due piccole città: Cólln, sull'isola formata da un'ansa della Sprea, e Berlin, sul luogo dove si trova oggi il Nikolaiviertel. Ben presto i due insediamenti, che dalle opposte rive del fiume potevano controllare il traffico, divennero un centro di scambio del legno e della selvaggina degli Slavi con i cereali dei primi coloni tedeschi. Berlin nel Trecento aveva dai 3000 ai 4000 abitanti e la sua importanza venne decisa dal fatto che nel 1280 ottenne il permesso, prima città a est dell'Elba, di battere moneta. Il 20 marzo 1307 Berlin e Cólln decisero la loro unione, pur conservando la propria autonomia amministrativa. Gli Hohenzollern
Nel 1415 fu nominato margravio di Brandeburgo e principe elettore un membro della casata Hohenzollern, Federico I: aveva inizio il loro lungo dominio, indirizzato a finire solo nel 1918. II suo successore, in seguito a una rivolta popolare, soppresse l'unione tra Berlin e Cólln e la loro indipendenza municipale. Su un terreno a nord di Cólln fece innalzare una fortezza, inaugurata nel 1445 da Gioachino I, e per unire al castello di caccia nella foresta di Grunewald fece aprire una strada di tronchi, l'odierna Kurfúrstendamm. Anche se la città venne conservata dalla guerra dei Trent'anni, il suo sviluppo soffrì un brusco arresto. Per risollevarne le sorti, il principe elettore Federico Guglielmo fece redigere un piano urbanistico e favorì il suo sviluppo verso ovest con la realizzazione di Unter den Linden; si ebbe inoltre un'espansione del nucleo urbano di cui la Friedrichstadt è l'esempio più importante.
La grande Prussia
Il suo successore, incoronato nel 1701 re di Prussia con il nome di Federico I, riunì Berlin, Cólln, Friedrichswerden, Dorotheenstadt e Friedrichstadt in un unico comune, anche se con municipi decentrati.
Il progressivo consolidamento del regno prussiano implicò un conseguente miglioramento dell'assetto urbano con un'architettura tendente all'abbellimento e un programma urbanistico basata su modelli tardo-barocchi italiani e francesi. Fu infatti sotto Federico II, detto il Grande, che Berlino, capitale dello stato prussiano, divenne nella seconda metà del '700 un centro di primaria importanza.
Il sovrano incaricò Georg Wenzeslaus Knobelsdorff di coordinare i lavori per l’assetto della zona monumentale attorno a Unter den Linden, dove furono conseguiti il Forum Federicianum, la Deutsches Staatsoper, St.-Hedwigs, l'Alte Bibliothek, il Franziisisches Dom e il Deutscher Dom; fece costruire nuove caserme e 30 edifici a quattro piani, un'altezza inusuale per quei tempi, per far fronte all'aumento della popolazione, salita alla fine del suo regno a 150.000 abitanti.
Agli inizi del XIX secolo portano comunque ad un progresso in senso classicista che arriverà il suo culmine con Karl Friedrich Schinkel, il qu¬le non solo dota la città di capolavori architettonici quali la Neue Wache, la Schauspielhaus, l'Altes Museum o la Bauakademie, ma fornisce le linee di sviluppo urbanistico di Berlino per il futuro; il suo stile condizionerà inoltre l'architettura per tutto il corso del secolo. Il suo progetto di giungere un armonico equilibrio tra natura e architettura fu conseguito anche grazie alla collaborazione di Peter Joseph Lenné, che disegnò la maggior parte degli spazi verdi della capitale.
Magniloquenza imperiale
Nel marzo 1848 esplose anche a Berlino una rivolta contro il potere assoluto: circa 10.000 manifestanti alzarono barricate e si fronteggiarono duramente con la polizia. Essi non riuscirono a tradurre politicamente i successi ottenuti: il potere rimase in mano al sovrano, che il 5 dicembre emanò una costituzione volta a trasformare la Prussia in una monarchia costituzionale. Nel 1871, a Versailles, Guglielmo I fu eletto imperatore della Germania, Bismarck fu designato cancelliere e Berlino promulgata capitale.
La fondazione dell'impero tedesco è contraddistinta architettonicamente dal suo rappresentativo e monumentale stile "guglielmino" ed esemplare in questo senso è l'edificio del Reichstag di Paul Wallot.
Parallelamente inizia la rivoluzione industriale e il conseguente sviluppo urbano: infrastrutture, complessi industriali, centri commerciali, aumento della popolazione e sull'onda della speculazione la creazione di quartieri-dormitorio con condizioni abitative ed igieniche insostenibili.
Berlino diventa la città delle "Mietskaserne". L'eccezionale sviluppo tecnico-industriale si ripercosse anche sulla popolazione, che soffrì un forte crescita passando dagli 800.000 abitanti del 1871 ai 2.000.000 dei primi del sec. XX. Anche in campo culturale, in questo periodo, Berlino fece sentire con forza la sua voce: nel 1898 un gruppo di artisti dissidenti fondò la Secessione berlinese. A cavallo tra '800 e '900 sull'isola sulla Sprea viene organizzato il superbo sistema museale: vengono costruiti il Pergamon Museum, il Neues Museum, l'Alte Nationalgalerie e il Bode Museum..
La repubblica di Weimar
Dal castello degli Hohenzollern, nel 1914, l'imperatore Guglielmo Il affermò l'inizio della prima guerra mondiale. Dallo stesso luogo, quattro anni più tardi Karl Lieb-knecht annunciò l'abdicazione degli Hohenzollern e la nascita della repubblica, chiamata di Weimar perché l'assemblea costituente preferì risiedere in quella cittadina.
La crescita continua e negli anni Venti Berlino raggiunge lo status di metropoli europea. A partire dal 1918, vengono riunite tutte le 93 comunità disposte intorno al nucleo centrale fino ad allora separate formando la "Grande Berlino", che diventa, con quasi 4 milioni di abitanti, la seconda città europea dopo Londra.
Mentre il centro, intorno alla Friedrichstadt, si cambia in un quartiere in prevalenza commerciale e amministrativo e l'Unter den Linden con la Pariser Platz sono ormai definiti il "salone di ricevimento rappresentativo", la borghesia benestante si sposta verso ovest fissando la propria residenza nelle zone di Charlottenburg, Schóneberg o Wilmersdorf.
La nuova Berlino, definita "l'ombelico avanguardistico del mondo", ha tutti i caratteri della metropoli ricca di fermenti, improntata alla mobilità e alla velocità, spinta verso il futuro e aperta all'internazionalità.
Tutte le forme di espressione artistica trovano l’occasione di portare avanti le loro ricerche, vengono creati nuovi stili, nuove mode, vengono verificate nuove idee. Nel campo dell'architettura questo si traduce nei progetti espressionistici di Erich Mendelsohn, nella funzionalità e nella purezza di linee di Walter Gropius, Peter Behrens.
Nacquero nuove correnti di pittura - da Otto Dix a Georg Grosz e Kàthe Kollwitz - di letteratura, tra cui Bertolt Brecht e Alfred Dóblin, di cinema. Erano affollati tutte le sere i 35 teatri, le 20 sale per concerti, i numerosi cabaret e ristoranti. Nel 1923 fu aperta al pubblico la prima rete radiofonica della Germania, mentre nel 1931 fu lanciata nell'etere la prima trasmissione televisiva del mondo.
Il crollo e la ricostruzione
Dopo la nomina a cancelliere il 30 gennaio 1933, l'incendio del Reichstag il 27 febbraio, diede a Hitler l'alibi per farsi dare i pieni poteri. Dal punto di vista edilizio la dittatura si riflette nel progetto di cambiamento di Berlino in capitale del mondo, sotto la direzione di Albert Speer. L'architettura diventa scenografia monumentale della rappresentazione del culto nazista, come nel caso esemplare dello stadio olimpico di Werner March. Il 26 agosto 1940, in pieno conflitto mondiale, la RAF staccò per la prima volta le sue bombe su Berlino.
I bombardamenti continuarono per tutta la guerra, fino a diventare, nel 1943, un vero incubo per la popolazione. II 20 aprile le armate russe accerchiarono la città, il 30 aprile fu issata sul Reichstag la bandiera rossa. La guerra aveva messo in ginocchio Berlino, diventata una città di macerie dove vivevano ormai non più di 2.800.000 di persone. La città viene divisa in quattro settori controllati rispettivamente dalle forze alleate: americani, russi, inglesi e francesi.
Parallelamente ai piani urbanisticidi ricostruzione si va sempre più tratteggiando la separazione definitiva tra est e ovest che raggiunge l'apice con la costruzione del Muro, il 13 Agosto 1961.
Ognuna delle due parti della città viene ridefinita secondo differenti principi architet-tonici e urbanistici. L'ovest si connota come "vetrina del mondo libero", supportato economicamente dal piano Marshall; nella parte est della città vengono invece indetti concorsi ed elaborati progetti con tema "la capitale della RDT'.
Fino alla caduta del Muro, nel novembre 1989, si sono portati avanti da entrambe le parti piani in prevalenza di edilizia residenziale e, per zone di interesse pubblico, progetti con valenza dimostrativa delle rispettive ideologie. Interessante è lo svilupparsi di poli culturali alternativi, dovuti anche alle conseguenze della divisione fisica della città, quali il "Kulturforum comprendente tra l'altro la Philarmonie e la Staatsbibliothek di Hans Scharoun e la Neue Nationalgalerie di Ludwig Mies van der Rohe
la riunificazione tedesca
I passi che distinsero la riunificazione dopoo la caduta del Muro di Berlino furono rapidi.
Nel maggio 1990 fu eletta con voto libero e segreto la giunta comunale di Berlino Est; il 3 ottobre venne fissata l'adesione della Repubblica democratica tedesca alla Repubblica federale di Germania; il 2 dicembre dello stesso anno i berlinesi elessero per la prima volta esplicitamente i propri rappresentanti al Bundestag e, contemporaneamente, i deputati del Parlamento del Land di Berlino, che a sua volta elesse, nel gennaio 1991, il primo Senato per l'intera città. Ma è il 20 giugno 1991 la data più significativa per lo sviluppo futuro di Berlino: il Parlamento federale ha deciso di trasferirsi qui; il I° ottobre 1991 il borgomastro e i senatori hanno lasciato il Rathaus Schóneberg per andare nel Rotes Rathaus su Alexanderplatz.
I nuovi progetti
La riunificazione della Germania ha dato spinta ad un euforico rinnovo della città per dotare Berlino delle infrastrutture e degli edifici necessari all'entità del suo nuovo ruolo politico. Non solo committenti pubblici, quali governo federale ma anche investitori privati di carattere internazionale si sono lanciati all’occupazione di lotti liberi su cui costruire le proprie sedi o centrali. Dal punto di vista architettonico gli anni successivi alla caduta del Muro sono stati dunque contraddistinti dai numerosi concorsi indetti, ai quali hanno preso parte alcuni dei più prestigiosi studi di architettura del mondo, e dai relativi dibattiti condotti attraverso le maggiori pubblicazioni specialistiche per quanto riguarda le probabilità offerte dall'architettura per definire un contesto urbano ottimale adatto alle esigenze del nuovo millennio.
Linguaggi a confronto
Fin da subito si sono venute a tratteggiare in buona sostanza due tendenze contrapposte. La prima è dicibile alle concezioni urbanistiche stabilite dall'amministrazione cittadina che delimitò alcuni criteri per la ricostruzione di Berlino, da un lato per non cadere nella totale anarchia di stili, data la presenza conflittuale di diversi interessi e progettisti, dall'altro per cercare di assegnare una certa uniformità che ristrutturasse il carattere peculiare della Berlino prima delle devastazioni e del dopoguerra, principalmente per quanto riguarda la maglia degli isolati e la cortina delle facciate. Questa tendenza è riassumibile nel concetto di "ricostruzione critica", esplicitazione già impressa in occasione degli interventi IBA degli anni Ottanta a Berlino Ovest da Paul Joseph Kleihues, uno dei maggiori protagonisti anche per i nuovi progetti dell'ultimo decennio.
Altri architetti rappresentativi di questo indirizzo sono Hans Kollhoff, Jiirgen Sawade, Max Dudler. La seconda tendenza si oppone invece nettamente alla prima presentando la ricerca di un nuovo linguaggio architettonico che esuli dal contesto più particolarmente urbano della stessa Berlino. L'espressione di uno stile risulta quindi essere il fattore predominante per ostacolare la mancanza di sperimentazione, l'insipidità e la ripetitività causate dall'applicazione dei principi relativi al concetto della "Berlino di pietra".
I principali interventi
I poli d'azione nel centro della Berlino capitale si possono riassumere brevemente nei seguenti progetti: il quartiere ministeriale, lo "Spreebogen" di Axel Schultes; il Reichstag di Norman Foster; la Potsdamer Platz, divisa a sua volta nei lotti di Renzo Piano, Helmut Jahn e Giorgio Grassi; la Friedrichstrasse e il Check Point Charlie; la Lehrter Bahnhof di Meinhard von Gerkan; la Pariser Platz e l'Unter den Linden; il progetto vincitore del concorso per I'Alexanderplatz di Hans Kollhoff; la zona delle ambasciate. Inoltre si segnala la presenza di alcuni interventi isolati nel tessuto urbano di architetti quali: Daniel Libeskind per il museo ebraico, Nicholas Grimshaw per la Camera dell'industria e del commercio e Borsa.