Il palazzo e le collezioni
La lunga cancellata che anticipa l'enorme complesso neoclassico del museo, fondato nel 1753 con l'ambizioso fine di divenire il luogo dove leggere la storia di tutte le culture del mondo, ne sottolinea l'isolamento dal resto di Bloomsbury, quasi che il British Museum fosse un quartiere a sé: e per la sola estensione della sua superficie, potrebbe ben essere esaminato un "villaggio nel villaggio".
Lo si visita principalmente per osservare le straordinarie collezioni di arte antica, non soltanto europeaa ma anche orientale e asiatica.
Il nucleo iniziale del suo patrimonio era formato dalla raccolta del medico Sir Hans Sloane, il quale aveva collezionato migliaia di minerali, insetti e coralli, oltre a monete e medaglie.
A questa si unì il lascito di antichi manoscritti da parte dei conti di Oxford, che nel 1759 fu presentato insieme alla collezione Sloane in Montagu House, prima sede dell'istituzione.
Nei decenni successivi, che videro il Regno Unito rafforzare il proprio status di prima potenza coloniale del mondo, esploratori e altri sudditi di Sua Maestà britannica aumentarono le collezioni del nuovo museo spedendo oggetti trovati, acquistati o carpiti nei loro viaggi.
Nel 1823 i problemi di spazio si fecero insopportabili, rendendo improrogabile la costruzione della nuova sede, che ha assorbito Montagu House e occupa un intero isolato: l'edificio, ideato dall'architetto londinese Robert Smirke, ha subìto nel corso del XX secolo diversi interventi di allargamento, l'ultimo dei quali, diretto da Sir Norman Foster nell'ambito del progetto Millennium, è testimoniato dalla bellissima cupola in vetro posta a coprire il grande cortile interno, soluzione di massima eleganza alla cronica necessità di allargare lo spazio utilizzabile dal museo.
Antichità greche e romane
La collezione propone un excursus integrale sulla storia delle due civiltà. Tra le testimonianze del mondo ellenico, che spaziano dall'età del Bronzo fino alla venuta dei romani, si contano capolavori di valore assoluto, come il fregio di marmo del tempio di Apollo a Basse e i cosiddetti Elgin Marbles, originari dal Partenone: i 56 pannelli del fregio che correva intorno ,aIla cella del tempio, rappresentante la processione delle Panatenee, sono considerati una tra le opere più felici di Fidia, cui si devono anche i frontoni del tempio e le 15 mirabili metope.
La raccolta di antichità romane, seguita da testimonianze della Magna Grecia, della civiltà etrusca e di altre popolazioni della nostra penisola, ha invece il suo fiore all'occhiello nel Portland Vase, risalente all'epoca di Augusto o di Tiberio.
Antichità dall'Asia occidentale
La sezione riserva particolare riguardo alle vestigia dell'impero assiro, che nel VII secolo a.C. si estendeva dall'Egitto all'Iran. Una straordinaria testimonianza della sua potenza arriva dalle grandissimi statue dei tori alati androcefali ritrovate tra le rovine del palazzo reale di Saragon Il a Khorsabad, ma non sono da meno i rilievi del palazzo di Assurbanipal a Ninive, risalenti al secolo successivo. Le sale al primo piano sono intitolate alle culture ittita, sassanide ed elamita, cui segue una grande sezione sulle prime civiltà mesopotamiche: qui dominano i gioielli e altri oggetti originari dalle tombe reali di Ur, tra cui l'enigmatico Standard, scatoletta cava in conchiglie e lapislazzuli con scene dalla vita di un principe.
Antichità egizie.
La straordinario collezione copre quasi 2000 anni di storia, dal periodo predinastico a quello coptico. Senza nulla togliere a mummie, sarcofagi, ceramiche e oggetti di vita quotidiana, a richiamare l'attenzione dei visitatori è principalmente la stele di Rosetta, le cui iscrizioni in tre lingue (geroglifici, egiziano corsivizzato e greco) autorizzarono allo studioso francese Champollion di comprendere il millenario enigma della scrittura geroglifica. La stele, in basalto nero, fu ritrovata da alcuni soldati napoleonici nel 1799: gli inglesi ne ottennero il possesso in seguito al trattato di Alessandria.
Altre raccolte
La sezione dedicata alla preistoria della Gran Bretagna e all'arte romano-britannica si apre con uno spettacolare mosaico proveniente da St. Mary, nel Dorset.
Tra le altre vestigia della Britannia romana si discerne il vasellame in argento del Tesoro di Mildenhall, senza trascurare alcuni splendidi collari d'oro del I secolo a.C. e il famoso scudo in bronzo di Battersea, ripescato dalle acque del Tamigi.
Le collezioni medievali, rinascimentali e moderne presentano il pezzo di maggiore interesse nel Tesoro di Sutton Hoo, corredo funerario ritrovato nel 1939 dentro il relitto di una nave sassone; le altre sale della sezione spaziano dalle antichità bizantine fino alla creazione artistica europea negli anni della rivoluzione francese, mostrando anche oggetti esotici portati nel Vecchio continente dagli scopritori dei secoli XVI-XVII.
Gli appassionati d'arte extraeuropea potranno dirigere la loro attenzione anche alle collezioni orientali, cui si entra dall'ingresso settentrionale del museo, in Montagne Piace. Nella sala riservata all'arte islamica spicca la selezione di ceramiche ottomane, mentre la Joseph Hotung Gallery, intitolata alle civiltà cinese e indiana, contiene in una sala climatizzata i preziosi frammenti della Grande Stupa di Amaravati, reliquiario buddista proveniente dall'india meridionale.
La collezione di antichità giapponesi è la più estesa in Europa, coprendo la storia nipponica fin dal 3000 a.C; simile considerazione vale per la raccolta di manufatti coreani in mostra nella Korea Foundation Gallery. Prima di uscire restano da osservare le collezioni di etnografia messicana, nordamericana e africana.
British Libra
Nata insieme al British Museum, ne ha seguito le vicende fino al 1973, quando è stata trasformata in istituzione autonoma.
Il trasferimento nella nuova sede al N. 96 di Euston Road ha permesso di organizzarne le collezioni in tre gallerie, la prima delle quali Qohn Riblat Gallery raccoglie i testi più antichi e noti. Tra questi figurano due tra le quattro copie superstiti della Magno Charta (1215), documento fondamentale della legislazione britannica, nonché i Lindisfarne Gospels, capolavoro della miniacuristica altomedievale e la Bibbia di Gutenberg, primo volume al mondo stampato con i caratteri mobili.
Un sofisticato sistema di animazione consente di sfogliare, almeno virtualmente, tali preziosi documenti. Interattività e multimedialità la fanno da padrone anche nella Pearson Gallery of Living Words, che interpreta le collezioni della biblioteca raggruppandole in cinque temi, e nel Workshops o' Words, consacrato alla storia dell'editoria fino alla recente rivoluzione digitale.