National Portrait Gallery a Londra
Alle spalle della National Gallery, al N. 2 di St. Martin's Piace, ecco l'unico museo britannico che raccoglie opere più importanti per il personaggio ritratto che per il valore artistico.
La galleria fu infatti fondata nel 1856 con lo scopo di acquistare ritratti di personaggi distintisi nella storia del Regno Unito, a iniziare da statisti e letterati. Oggi il suo fondo contiene circa 9000 ritratti, un migliaio dei quali in mostra, realizzati con le tecniche più diverse: dipinti a olio, acquerelli, disegni, miniature, sculture, caricature, fotografie.
La visita dell'esposizione, ordinata cronologicamente, inizia dal quinto e ultimo piano, dove sono raccolti i ritratti dall'epoca Tudor al periodo Regency: si notino il Ritratto del conte di Arundel di Rubens, gli Autoritratti di Hogarth e la sala 13, intitolata ai poeti romantici Wordsworth, Coleridge, Byron, Shelley e Keats. Scendendo al quarto piano, ai osservano i ritratti dei Enrico VIII e dei suoi precursori, compresi alcuni lavori di Holbein il Giovane; il terzo piano accoglie i ritratti del periodo vittoriano ed edoardiano, mentre il secondo accoglie i personaggi della famiglia reale di oggi, da Elisabetta II al duca di Edimburgo, dal principe Carlo alla scomparsa Lady Diana. Al XX secolo è stato offerto anche il primo piano, affiancando a grandi statisti e letterati stelle della musica pop come Paul McCartney e MickJagger, quest'ultimo ritratto nel 1975 da Andy Warhol.
Tate Britain at Millbank
Con l'apertura nel 2000 della Tate Modern a Bankside, l'originaria Tate Gallery di Millbank si è modificata in Tate Britain, inchiodando il proprio primato tra i musei d'arte della Gran Bretagna. II suo nome ricorda Sir Henry Tate, che nel 1892 fece innalzare per la propria collezione di pittura e scultura un enorme edificio classicheggiante con portico sopraelevato, più volte allargato nel corso del secolo successivo: la continuA mancanza di spazio ha imposto, oltre al trasferimento delle collezioni d'arte contemporanea sulla sponda opposta del Tamigi, l'apertura di due sezioni separate a Liverpool e a St. Ives, in Cornovaglia.
La British Historic Collection si apre con la pittura d'epoca Tudor e Stuart, inizialmente legata all'opera di Hans Holbein il Giovane e alla scuola fiamminga.
Antonie Van Dyck fece scoprire alla corte una ritrattistica nuova, che traeva ispirazione da Rubens e dai pittori italiani: ne propone un ottimo esempio il Ritratto di signora della famiglia Spencer.
L'influsso di tale esperienza è altresì evidente nel Ritratto di Endymion Porter di William Dobson, uno tra i più grandi pittori inglesi del '600, ma dopo Van Dyck la scena pittorica d'Oltremanica vide ancora protagonisti artisti stranieri, come l'olandese Lely e il tedesco Kneller, incontrastato maestro della ritrattistica fino alla morte, nel 1723.
II '700 vide anche l'introduzione dei primi elementi di naturalismo, come la pittura di animali e di scene di caccia o l'ambientazione di ritratti nei paesaggi: le vette raggiunte dal genere nel secolo successivo sono anticipate dal Paesaggio con arcobaleno a Henley-on-Thames del fiammingo Jan Siberechts.
William Hogarth rappresentò una figura di grande spicco nella società dell'epoca georgiana. I suoi lavori più riusciti appaiono The Wedding Dante, La porta di Calais e I bambini Graham. Dopo Hogarth la pittura inglese assunse una fisionomia propria e indipendente, sotto l'egida di Giorgio III e Giorgio IV, vivendo dal 1760 al 1800 la così chiamata età della sicurezza.
ra i protagonisti di tale periodo spicca Joshua Reynolds, iniziatore del cosiddetto Grand Sty le, la cui epitome è il quadro Tre dame che adornano la statua di Imene, senza trascurare il Ritratto di Lady Banffide. Suo grande rivale era Thomas Gainsborough, eccellente ritrattista e casualmente pittore di paesaggi bucolici dall'atmosfera sognante.
Nell'800 la pittura inglese, ormai adulta, seppe pronunciare numerosi talenti individuali.
John Constable divenne il protagonista per superiorità della pittura di paesaggio, descrivendo inizialmente il natio Suffolk, per poi offrire a raffigurazioni più drammatiche.
Intorno alla metà del secolo, un gruppo di allievi della Royal Academy mostrò l'intenzione di tornare a quella verità descrittiva e morale che i giovani artisti ritenevano avesse conosciuto particolare splendore in Italia prima del Rinascimento maturo.
Da qui il nome di preraffaellita che essi dettero alla loro congregazione: ne furono esponenti John Everett Millais, William Holman Hunt, William Powell Frith, Edward Burne-Jones, Dante Gabriel Rossetti e Ford Madox Brown. Il più bizzarro genio della pittura ottocentesca inglese fu però William Blake, delle cui opere la Tate Gallery possiede una collezione che spazia dai disegni di soggetti biblici alle incisioni per illustrazioni della Divina Commedia.
Tra i nomi indicati finora spicca l'assenza di William Turner, che lasciò i suoi lavori alla nazione perché fossero presentati come una collezione unica. Con l'apertura della Clore Gallery la sua volontà ha potuto alla fine essere rispettata.
Tate Gallery of Modern Art
Il percorso di visita lungo i cinque piani ricavati nella Bankside Power Station di Gilbert Giles Scott non segue il tradizionale ordine cronologico, ma quattro tematiche distinte, a cominciare da Storia, Memoria, Società. Questa raccoglie opere che si rifanno alla tradizione di una pittura ricca di intimi contenuti morali, sociali o politici: nel '900 non sono mancati i continuatori di tale genere, che hanno però preferito concertare il loro sguardo sulla "piccola storia" di tutti i giorni.
Riconducibili a questo filone sono le opere di avanguardie moderniste che all'inizio del secolo espressero ideali utopistici o futuristici della società in concretizzazioni solamente astratte, come la Composizione B con rosso di Mondrian e le Forme uniche nella continuità dello spazio scolpite da Umberto Boccioni 22 anni prima
La rappresentazione della figura umana compare nella riproposizione di vicende eroiche: è il caso della Donna in lacrime di Pabio Picasso.
La raccolta testimonia altresì l'originale approccio alla storia e alla società contemporanea riscontrabile nelle opere di artisti quali Richard Hamilton e Barbara Kruger, fino alla decisa rivoluzione nella scelta degli eroi condotta da Andy Warhol.
La sezione Paesaggio, Materia, Ambiente rivela come, partendo dall'esperienza paesaggistica dei primi impressionisti, Monet esasperò la rappresentazione della natura quale fenomeno di luce e colore, mentre Matisse mise a fuoco la propria ricerca sulla fusione tra la struttura portante del paesaggio e la luce con collage come La lumaca, del 1953, e lo scultore rumeno Constantin Brancusi preferì volgersi al mondo animale.
Sviluppi radicali della ricerca di Monet furono negli anni '60 i campi di colore di Mark Rothko, così come le sculture e le fotografie di Richard Long, artista che lavora in linea retta nel paesaggio o ne trasferisce gli elementi nelle sale espositive.
Il tema Nudo, Azione, Corpo ricorda che il '900 è stato documentazione di una svolta epocale nella rappresentazione della figura umana, come documentano le metamorfosi di donne viste da Pablo Picasso o da Henry Moore.
Nel secondo dopoguerra le distorsioni dell'immagine del corpo hanno finito per esprimere principalmente angoscia e sofferenza, tematiche costanti nelle opere di Francis Bacon, Alberto Giacometti e David Bomberg. L'ultima sezione, intitolata Natura morta, Oggetto, Vita reale, prende avvio dalle esperienze che hanno portato al cubismo, illustrato attraverso lavori di Picasso, Georges Braque e Fernand Léger. Negli anni '30 il surrealismo inserì nelle nature morte elementi di carattere psicologico si veda il Telefono Aragosta di Salvador Dal; Andy Warhol volse la propria attenzione sugli oggetti di consumo di massa, aprendo una strada seguita tra gli altri da Colin Self e Robert Rauschenberg; Claes Oldenburg scelse invece per le sue nature morte nuove categorie di soggetti, quali i tubi, con cui comporre inattese sculture.
Vittoria and Albert Museum
Il palazzo e le collezioni. Fu il primo elemento della cittadella delle scienze e della cultura voluta dal principe Alberto, che in suo onore fu nominata Albertopolis. Le finalità dell'istituzione erano quelle di proporre il meglio dell'arte e del design da tutto il mondo, in modo da rincuorare imprenditori, artigiani e industriali britannici a trarne spunto per arricchire a loro produzione. A un secolo e mezzo dalla fondazione, il Vittoria and Albert Museum rimane il più grande del mondo intitolato alle arti decorative: le sue grandi collezioni di ceramiche, tessuti, costumi, argenti, gioielli, arredi, sculture, dipinti, stampe e fotografie comprendono manufatti da tutti i continenti, dall'antichità ai tempi moderni.
La sede del museo, evidente risultato di diversi interventi architettonici, si è sviluppata intorno al cortile del Quadrangle tra il 1856 e il 1884, rappresentando con l'uso del mattone rosso ornato da decorazioni in terracotta e a mosaico lo stile ripreso per altri edifici di Albertopolis.
Art and Desing Galleries
La visita comincia dal livello A del pianterreno, dove ha trovato posto il Medieval Treasury, eccezionale collezione di tesori d'arte dal tardo impero fino al XIII secolo, con grande presenza di oggetti a carattere devozionale originari dalle grandi chiese e cattedrali della cristianità: risaltano una magnifica valva del dittico in avorio di Simuraco, un cofanetto bizantino con rilievi mitologici, lo splendido reliquiario di Eltenberg in forma di chiesa, opera renana del XII secolo, e il candelabro di Gloucester, fantastica combinazione a mostri e motivi vegetali databile intorno al 1100.
La sezione di arte gotica in Europa (11001450) enumera due preziose sculture di Giovanni Pisano e Tino di Camaino, e anche lo splendido Butler-Bowden Cope, ornamento religioso con ricami del 1330-50.
La sala 24 è riservata all'arte dell'Europa del nord, la sala 25 alle opere di origine spagnola (XV secolo). Passando all'arte rinascimentale in Europa, si segnalano il trittico di Luigi XII in smalti di Limoges, la coeva coppa di Campion, di manifattura inglese, un'incisione di Adamo ed Eva di Albrecht Dúrer.
Straordinaria appare la collezione di arte rinascimentale italiana, con opere di tutti i più grandi artisti del periodo, principalmente toscani. Tra questi i Della Robbia, cui si deve la splendida terracotta policroma sistemata nella sala 15, insieme a notevoli opere di Donatello, Agostino di Duccio e Antonio Rossellino.
Donatello è di nuovo presente nella sala 18, con una Pietà in bronzo cui è avvicinato un bassorilievo pure bronzeo del senese Francesco di Giorgio Martini. Più avanti, la Raphael Gallery accoglie sette dei dieci Cartoni di Raffaello: il maestro urbinate li realizzò tra il 1515 e il 1516 su commissione di papa Leone X, che li inviò a Bruxelles per farne ricavare gli arazzi della Cappella Sistina.
Nella stessa sala hanno trovato posto una scultura di Gian Lorenzo Bernini, un affresco della Natività di Perugino e lo stupendo Retablo di S. Giorgio, pala d'altare spagnola del primo '400. Seguono due sale intitolate ai tappeti, con esemplari europei, persiani, turchi, indiani, nordafricani, americani, e la Dress Gallery, che accoglie una selezione di abiti e accesso ri volta a illustrare l'evoluzione della moda attraverso i secoli.
Passando al livello B, nella sala 40 sono in mostra strumenti musicali europei dei secoli XVI-XIX, racchiuso un raro clavicembalo del 1521. È tempo di osservare le sezioni di arte indiana, dove spicca in mezzo a miniature, dipinti, tappeti, avori, cristalli, gioielli, tessuti, ricami, mobili e sculture la Tippo's Tiger, tigre-robot, comprendente ceramiche, avori, vetri, legni intagliati, sete, tappeti e libri islamici dall'VIII al XIX secolo: l'Ardabil Carpet, di manifattura persiana, è il più grande tappeto al mondo.
Agli amanti dell'arte cinese, giapponese e coreana sono intitolate la T.T.T. Sui Gallery of Chinese Art, che propone un'esposizione tematica di oggetti uniti la vita quotidiana, la religione, il collezionismo, il culto dei morti e l'esercizio del potere in Cina dal 3000 a.C. a oggi, la Toshiba Gallery of Japanese Art, con oggetti di arte giapponese dal 1550 al 1900 , e la Samsung Gallery o f Korean Art, dove hanno trovato posto oggetti coreani dal XII secolo, in tipico ceramiche, lacche e lavori in metallo, oltre a costumi cerimoniali ricamati e vestiti tradizionali.
Tornando al livello A, gli oggetti d'arte europea sono riuniti in maniera assai diversa: mobili francesi dei '500 si avvicendano ad arazzi fiamminghi dei secoli XVI-XVII, lasciando poi spazio a maioliche, argenti, mobili dell'Europa settentrionale, avori tedeschi e italiani, pizzi italiani e vetri francesi, in mezzo ai quali fanno capolino tre preziosi disegni di Rubens.
Si prosegue con mobili italiani, argenti e ceramiche, porcellane e mobili francesi, arazzi settecenteschi di Gobelins, quadri e orologi del XVIII secolo.
Nella sala 7, la Collezione Jones include mobili francesi dei secoli XVII-XVIII con magnifiche porcellane di Sèvres.
Le due sale della sezione Europa e America (1800-1900) raccolgono molteplici pezzi mostrati al pubblico in occasione dell'Esposizione del 1851, accostati da oggetti Art Nouveau, mobili di Loos e Wagner, opere grafiche di Frank Lloyd Wright, l'architetto della celebre Casa sulla cascata. Sul piano rialzato del livello B ha trovato posto l'arte inglese dai Tudor al 1750: il pezzo più prezioso della collezione è sicuramente il Great Bed of Ware, letto a quattroo piazze e baldacchino d'epoca elisabettiana citato da Shakespeare e Byron.
Il livello C è invece riservato all'arte inglese dal 1750 al 1900: mobili, ceramiche, suppellettili, argenti e quadri a firma dei maggiori artisti dell'epoca, da Chippendale a Reynolds, passando per Robert Adam e per i pittori preraffaelliti.
Materials and techniques
La sezione dedicata a tecniche e materiali si apre con i Plaster Casts, duplicati in gesso di celebri monumenti, sculture e parti architettoniche, per proseguire con la 20th Century Collection, che traccia la storia del design nel `900 sollevando oltre 600 oggetti d'uso comune.
Le sale 91-93 ospitano la Jewellery Gallery, dove sono esposte straordinari collezioni di gioielleria in oro, argento, pietre preziose ma anche metallo, ceramica, piume e perfino plastica dall'Antico Egitto a oggi. Notevoli i gioielli della Grecia classica, così come I'Armada Jewel in oro, diamanti, rubini e smalti, del 1588.
Una sala è dedicata alle tecniche d'ornamento. Si continua con le argenterie delle Silver Collections, originari da diversi Paesi europei, e con i lavori in metallo, che vanno dagli oggetti in peltro alle posaterie di Sheffield, dalle armi e armature europee e islamiche fino agli smalti di Limoges. E poi il turno dei lavori in ferro e delle vetrate inglesi, francesi, tedesche, fiamminghe, dall'XI al XIX secolo.
Nella sezione di scultura e intagli risaltano avori francesi, bronzi italiani, terrecotte tedesche, sculture gotiche di scuola germanica, renana e italiana.
Un'occhiata alle sale dedicate ad arazzi, ricami, bambole, tessuti europei e orientali, e si può salire al livello D per osservare le raccolte di ceramiche e vetri. La prima sala ospita piastrelle dal mondo islamico dei secoli XIII-XVII; seguono ceramiche spagnole, italiane, olandesi, tedesche e inglesi, senza dimenticare la produzione contemporanea. Tre sale sono conservate alle porcellane europee e orientali. Al livello C hanno trovato posto giade e avori cinesi, e anche la collezione di vetri dall'antico Egitto a oggi.
Henry Cole Wing
Ultima tappa dell'interminabile quanto bellissimo percorso di visita è la Henry Cole Wing, dove meritano peculiare attenzione la Frank Lloyd Wright Gallery, del tutto dedicata all'opera del grande architetto nordamericano, e la sala 619, con una raccolta di paesaggi di Gainsborough.