Il I6° arrondissement non vanta origini antiche come altre zone della capitale francese, ma è stato un eccezionale terreno di prova per nuovi stili architettonici. Come laboratorio di sperimentazione prima dell'Art Nouveau e in seguito del movimento moderno, il quartiere, oggi abbastanza raffinato, custodisce alcune tra le opere più rappresentative dell'edilizia novecentesca, ma già nel corso del secolo precedente la collina di Passy aveva influenzato la realizzazione di progetti grandiosi.
Carlo X fece innalzare la caserma del Trocadéro, il cui nome, oggi ereditato da un giardino pubblico tra i più piacevoli della capitale, ricordava la spedizione in Spagna nel 1823; per l'Esposizione Universale del 1878 Davioud concretizzò un grande complesso con due larghe ali semicircolari che cingevano la collina, smantellata nel 1937 per far posto al nuovo spazio fieristico. Insieme a Passy, nel 1860 entrò a far parte del comune di Parigi il villaggio di Auteuil: noto per i suoi vini e per le proprietà terapeutiche delle sue acque, fu scenario della mondanità parigina dalla monarchia all'impero, divenendo patria d'elezione degli intellettuali e dando i natali a Marcel Proust.
Per la camminata attraverso il quartiere si considera di mettere in anticipato un'intera giornata, così da poter osservare monumenti e musei con la necessaria calma.
Palais de Tokyo (
Per l'Esposizione Universale del 1937 Parigi volle dotarsi di un nuovo museo d'arte moderna in aggiunta a quello del Petit Palais che cominciava a essere insufficiente. Le due ali del simmetrico edificio, il cui appellativo ricorda l'antica denominazione della retrostante - avenue de New-York, accolgono il Centre National de la Photographie, la Fondation Européenne des Métiers de l'image et du son e il Musée d'Art moderne de la Ville de Paris dedicato alla pittura del primo `900; vi sono rappresentati il cubismo di Braque e Picasso, il surrealismo di De Chirico, il dadaismo di Picabia, i fauve Derain e Tandis. La sala Matasse contiene due delle tre versioni della Danse.
Musée National des Arts Asiatiques Guimet
Sulla place d'léna, aperta nel 1858 presso l'omonimo ponte, s'avanza la rotonda d'ingresso all'edificio che dal 1888 custodisce le collezioni d'arte orientale dell'industriale lionese Emile Guimet, studioso di archeologia. Con gli anni al fondo d'origine si sono aggiunte ulteriori donazioni provenienti da collezioni private. Sono rappresentati Cambogia, Vietnam, Laos, Birmania e Indonesia al piano terra; India e Afghanistan al primo piano, l'Asia centrale.
Palais de Chaillot
Il nuovo edificio venne eretto al margine dei Jardins de Trocadéro sulle fondazioni del palazzo di Davioud; la parte centrale restò libera e l'equilibrio con la vicina Tour Eiffel, collocata sulla sponda opposta della Senno, fu raggiunto allungando al massimo le ali laterali, opponendo così al suo verticalismo l'orizzontalità del nuovo palazzo. Alla decorazione del grandioso edificio presero parte 71 tra pittori e scultori, delegati di tutte le correnti artistiche dell'epoca.
Oggi vi hanno sede quattro esposizioni duraturi, a iniziare dal Musée National des Monuments Francais e plastici in scala.
I magnifici modellini del Musée de la Marine illustrano invece la storia della Marina francese: dal 1637 fino ai sofisticati sottomarini d'oggi. Primo al mondo nel suo genere, il Musée du Cinéma fu inaugurato nel 1972.
II Musée de I'Homme documenta infine l'evoluzione della nostra specie accostando a una raccolta di circa 35000 crani e a un parimenti impressionante numero di reperti originari da donazioni di viaggiatori e da imprese scientifiche, una serie di gallerie monografiche.
Passy
Un tranquillo villaggio di campagna fino al 1720, quando l'abate Le Ragois scoprì nel suo giardino tre sorgenti d'acqua ferruginosa che in poco tempo richiamarono il meglio della società parigina. Già dimora d'elezione della famiglia reale, che vi aveva fatto innalzare il castello de La Muette, Passy divenne Comune con la Rivoluzione francese, ma la sua urbanizzazione iniziò intorno al 1825. La natura, anche se non più nella forma bucolica del tempo che fu, la si ritrova nei Jardin du Ranelagh e nel cimitero di Passy, dove riposano all'ombra degli ippocastani personalità come Debussy, Manet e la poetessa Renée Vivien.
Al N. 47 di rue Raynouard, la Maison de Balzac fu residenza dello scrittore dal 1841 al 1847: vi sono raccolti manoscritti, oggetti personali e ritratti dello scrittore. Tra il 1777 e il 1785, il palazzo ai NN. 64-70 era stato popolato da Benjamin Franklin, impegnato negli esperimenti sul parafulmine.
Musée Marmottan
Un vecchio padiglione di caccia contiene una magnifica collezione di oggetti, mobili, bronzi, sculture, miniature medievali e quadri impressionisti: le oltre 100 opere di Monet riproducono il fulcro della raccolta.
Serres d'Auteuil
Ai bordi del Bois de Boulogne, una natura rigogliosa si combina con un'ardita architettura: il giardino, aperto nel 1898, è infatti retto da una grande serra tropicale in ferro e vetro, lunga 99 m e oltrepassata da una cupola alta 16 m. Al suo interno, sinuosi sentieri si sviluppano tra palme, giunchi e liane.
Rue d'Auteuil
La via, tracciata per unire la Senno alle cave di sabbia presso il Bois de Boulogne, mantiene qualche testimonianza dell'antico villaggio. Molière, che abitava al N. 2, aveva l'abitudine di imbattersi all'Auberge du Mouton Blanc con Racine, Chapelle, La Fontaine e madame de Sévigné.
Filosofi e letterati quali Condorcet, d'Alembert, Condillac, Diderot e Chateaubriand animavano invece i saloni dell'hótel de Madame Helvétius. In fondo alla strada, piace d'Auteuil occupa dal 1793 l'area del cimitero del borgo, di cui resta l'obelisco antistante alla chiesa di Notre-Dame-d'Auteuil, riedificata nel 1877.
Rue La-Fontaine
È da considerarsi come uno dei campionari più completi dell'Ars Nouveau, un museo a cielo aperto delle opere di Hector Guimard. Nel 1895 l'architetto lionese iniziò la realizzazione dello chàteau Beranger, disegnando di persona non soltanto la pianta dell'edificio e i prospetti dei tre corpi di fabbrica, ma anche i coperture di gres focato, di mattoni e di vetro soffiato, le ringhiere e le porte di ferro battuto.
All'interno la cura dei dettagli appare ancora più scrupolosa, nei mobili della cucina come nella carta da parati: le maniglie delle porte furono conseguite partendo dal calco della mano di Guimard. A lui si devono anche il complesso ai NN. 17-19-21 e I'hotel Mezzana che conserva gli arredi originali.
Musée de Radio-Frante
L'esposizione allestita all'interno della cilindrica Maison de la Radio, innalzata nel 1963, ripercorre la storia delle emanazioni radio e della televisione. Fotografie, pubblicità, curiosità e la ricostruzione del primo studio televisivo di rue Grenelle fanno sembrare già antica la modernità.
Fondation Le Corbusier
Al NN. 8-10 dello square du Docteur-Blanche, senza uscita sulla via omonima, si trovano due palazzi ideati dal architetto elvetico, che vi applicò i principi base del suo pensiero costruttivo.
La pianta e le facciate dei due fabbricati sono composte liberamente, le finestre si dispongono a formare una specie di nastro di vetro, il tetto è una terrazza-giardino; se all'esterno dei due edifici, in parte sollevati dal suolo, i piani non sono marcati come nelle architetture classiche, i volumi interni si abbinano su diverse altezze. La fondazione ordinata nel complesso mantiene gli archivi e gestisce la griffe del maestro.
Musée Henri Bouchard
L'atelier dello scultore digionese Henri Bouchard, attivo nella prima metà del `900, è sommerso nella calma di un giardino cittadino: in quest'atmosfera un po' fuori dal tempo ne attestano il percorso artistico bronzi, ceramiche, terrecotte e legni scolpiti.
Rue Mallet-Stevens
La strada è completamente occupata da quella che è considerata l'opera maggiore dell'architetto Robert Mallet-Stevens: un immobile multifamiliare inaugurato nel 1927. La facciata si scompone, avanza, crea terrazzamenti, declassa in altezza, al fine di rendere unici e riconoscibili tutti gli appartamenti che fanno il complesso. Un principio di lottizzazioni per edifici d'abitazione che aprì la strada a molte esperienze simili, dall'esito non altrettanto felice.